Gesù trascura di leggere una espressione presente nel testo di Isaia che aveva tra le…
DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO NELL’EPIFANIA DEL SIGNORE
Scritto il 6 gennaio, 2025

“Siamo poveri mendicanti di Dio, questa è la verità!” Un sacerdote avanti negli anni mi diceva che questa frase, trovata in un libro di A.Casati, riassumeva in modo disarmante la sintesi della sua vita. Ricordava che era una frase trovata sul comodino di Martin Lutero. Evidentemente nel dialogo non ci siamo soffermati sulle questioni teologiche riguardanti il rapporto tra Lutero e la chiesa o tra cattolici e protestanti. Ma sulla bellezza di questa frase. Io vi ritrovo il segreto della giovinezza dell’anziano sacerdote. Non aveva mai smesso di cercare, di desiderare di capire. Di conoscere sempre più in profondità Gesù, il volto del Padre, il senso della vita, il suo posto nella chiesa e nel mondo che continuava a modificarsi nel trascorrere dei suoi anni e che cercava in ogni modo di preservarlo fecondo di vita, di gioia, di pace per sé e per chi di volta in volta entrava a far parte della vita.
Ho ricordato queste cose mentre cercavo di cogliere perle preziose nella pagina di Vangelo che racconta l’incontro dei magi con Gesù. A fronte di una città intera e dei suoi capi rimasta immobile all’apparire di un segno straordinario nel cielo, un gruppo di stranieri non vede l’ora di portare a compimento l’avventura di un viaggio veramente impegnativo per scoprire il segreto di un dono così grande e bello nel cielo. Forse la differenza stava proprio nel fatto che i magi erano ancora mendicanti di verità, di pienezza, di senso, di luce, di novità. Attendono, cercano e si muovono riponendo la loro fiducia nel segno del cielo, custodendo pazientemente la speranza di raggiungere la meta della loro ricerca e forse della loro stessa vita.
Mi ha colpito la reazione della intera città, in un certo senso incomprensibile, oltre a quella di Erode, facilmente comprensibile come risultato della sua sete di potere, dei suoi timori a perdere qualcosa, della diffidenza naturale che lo spingeva ad imporsi sempre in tutto e di percepire tante cose come una minaccia per lui.
Nessuno si muove, nessuno si unisce con libertà al cammino dei Magi verso la meta. Diventeranno tutti così alleati di Erode. Il risultato di questa immobilità, di questa avversione al “nuovo” fosse anche di Dio, è una decisione di morte.
Ho pensato che il riconoscersi poveri mendicanti di Dio è possibilità di continua novità di vita, è prendere veramente le distanze da ciò che porta morte.
Quante stelle si accendono nella nostra vita: parole, intuizioni, suggerimenti dello Spirito Santo, fatti, gioie e dolori, persone “uniche” e tanto altro ancora.
Noi siamo come i Magi o come gli abitanti di Gerusalemme? Certamente non come Erode!?!
Signore donaci la gioia di essere sempre “poveri mendicanti”.
Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo
Like (0)
Sorry, the comment form is closed at this time.
No comments yet.