101 CRESIMANDI DELLA VALSASSINA A SAN SIRO: «ECCO IL SEGRETO PER ESSERE FIORI CHE ABBELLISCONO LA VITA»

Scritto il 24 marzo, 2024

101 Cresimandi dalla Valsassina con i loro genitori/padrini e madrine sono andati a Milano allo Stadio San Siro/Meazza. Ad accompagnarli don Gianmaria Manzotti il Vicario per la Pastorale Giovanile della Valle: “Il Vescovo ci ricorda di bere un bicchiere d’acqua che ci dona la forza per crescere, di aprire le finestre per far entrare il vento buono e fare il segno della croce che ci ricorda l’albero della vita che ci sostiene ogni giorno!”

«Il Signore sarebbe contento di vedervi qui», dice subito l’Arcivescovo, mentre alle spalle della tribuna dove prende posizione con i vicari episcopali si alzano striscioni colorati con i nomi dei 7 doni dello Spirito. Dalla «sorgente di acqua per la vita eterna che è lo Spirito Santo che viene donato da Gesù e dal Padre nel Battesimo e confermato nella Cresima», si avvia il suo intervento ispirato sempre al tema del frutto, dopo l’ascolto del brano del 12esimo capitolo del Vangelo di Giovanni.

«Il fiore che vuole offrire la sua bellezza ha bisogno di un poco d’acqua. I fiori di plastica o di stoffa non hanno bisogno mai di acqua. Ma i fiori veri, i fiori vivi senz’acqua muoiono. Nei tempi di siccità ogni fiore sfiorisce, ogni erba inaridisce. Dammi da bere, chiede Gesù alla donna samaritana che viene al pozzo di Giacobbe: ho sete, grida Gesù sulla croce. Gesù, il seme che muore per produrre molto frutto, quando muore, dal suo fianco offre acqua e sangue, per la nostra sete».

Da qui una prima proposta del vescovo Mario rivolta ai ragazzi. «Ogni mattino per introdurre la preghiera ciascuno beva un bicchiere d’acqua fresca dicendo: “Signore, dammi l’acqua per la vita eterna, altrimenti muoio”».

Poi, il «vento» per cui monsignor Delpini sottolinea: «I fiori e gli alberi da frutto hanno bisogno del vento amico per portare frutto. Il fiore che siamo noi ha bisogno dello Spirito Santo per portare frutto.

Perciò la preghiera del mattino comincia con l’acqua e con il soffio del vento amico».

Il segno della croce

Infine, il «segno». «Il gelsomino, il glicine, l’edera per decorare il giardino devono arrampicare su un sostegno, su un legno al quale si aggrappano. Anche noi siamo come fiori di piante rampicanti. A chi ci appoggiamo? Gesù è innalzato sull’albero della croce per sostenere chi si appoggia a lui. Se non c’è Gesù non ce la facciamo a stare in piedi: perciò ogni mattina per pregare facciamo il segno della croce e diciamo che viviamo “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”», scandisce l’Arcivescovo invitando tutti i presenti a seguirlo nel gesto e nelle parole.

«Ecco il segreto per essere un fiore che abbellisce la terra e la vita: l’acqua, il vento amico, il sostegno dell’albero della croce. L’acqua – ogni mattina possiate bere l’acqua fresca l’acqua, perché avete sete di vita -; il vento amico perché sia ricco di frutti, il sostegno della croce perché altrimenti non ce la facciamo in piedi», conclude.

Dopo le “preghiere del giardino pieno di vita”, il gesto di carità – con la microrealizzazione di un “giardino” pieno di frutti creato da alcuni reclusi nel carcere di Busto Arsizio, grazie alla Cooperativa sociale “La Valle di Ezechiele” -, il “mandato” con la consegna dei semi di girasole e un grande girasole di carta colorata che si apre tra gli anelli dello stadio, la recita corale del Padre Nostro e la benedizione, suggellano un pomeriggio per tutti indimenticabile.

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