Meditazioni dell'Arcivescovo Credo – Chiesa di Milano




L’Omelia dell’Arcivescovo per l’Immacolata: L’angelo Gabriele fu mandato da Dio a una vergine di nome Maria

Scritto il 8 dicembre, 2022

In occasione della Solennità dell’Immacolata Concezione ecco l’Omelia dell’ Arcivescovo Mario Delpini.

L’angelo Gabriele fu mandato da Dio a una vergine di nome Maria
Quando venne la pienezza del tempo e l’umanità era giunta a un tale grado di
disperazione che si immaginava di essere prossima a finire, fu radunato il Consiglio del
cielo e della terra per cercare qualche soluzione.
Nel Consiglio del cielo e della terra, come è ovvio, si formarono ordini del giorno,
commissioni e sottocommissioni, tavoli di lavoro, documenti preparatori e sintesi
provvisorie. Però il tempo passava e la gente sulla terra era sempre più infelice. Si
convocò in conclusione, forse dopo mille anni, la grande assemblea.
Si fece un gran silenzio quando si alzò a parlare il principe degli eserciti celesti,
Michele Arcangelo e disse: Questa umanità è giunta al colmo della malvagità e non vedo
una via di salvezza se non il tremendo spavento. Consiglio pertanto che il Signore dei
Signori mandi l’angelo sterminatore e ci siano disastri e guerre e pestilenze così
insopportabili che gli uomini si volgano infine all’unico che può salvare, al Signore nostro
Dio.
L’Assemblea applaudì con entusiasmo la proposta dell’Arcangelo Michele, il
principe degli eserciti celesti. Ma quando presentarono la proposta al Signore dei Signori,
al Dio Altissimo, il Signore dei Signori non l’accettò. “E’ troppo fragile l’uomo, è come
erba che dura un giorno. Le mie viscere si commuovono al vedere tanta sofferenza. Non
posso spaventare l’umanità: morirebbe di paura! Lo spavento, i disastri, la disperazione
sono le armi del grande nemico, che vuole la morte e non la vita, la perdizione e non la
salvezza.”
Si fece un gran silenzio quando si alzò a parlare il Serafino dello Splendore e disse:
“Questa umanità è immersa nella depressione, è avvilita per le proprie miserie. Ha
bisogno di alzare lo sguardo e essere avvolta ed entusiasmata dalla rivelazione della
gloria. Propongo pertanto che siano mandati gli angeli della gloria e della luce, che siano 
 
tutti vestiti d’oro e costruiscano nelle città degli uomini bellezze mai viste, ricchezze
incalcolabili, feste memorabili, musiche celestiali. Lo stupore e lo splendore solleveranno
il morale dell’umanità e invece di distruggere, invece di pensare a farsi del male saranno
attratte dalla gloria e si metteranno in cammino per entrare nelle bellezze mai viste e
celebrare le feste memorabili”.
L’Assemblea applaudì con entusiasmo e molti già fantasticavano dell’età dell’oro
e della dimora della gloria per la festa dell’umanità. Ma quando presentarono la proposta
al Signore dei Signori, al Dio Altissimo, il Signore dei Signori non l’approvò. “E’ troppo
ingenuo l’uomo. Invece dello stupore e della gratitudine, diventerebbe avido e si
metterebbe a fare grandi sacrifici pensando che nell’oro e nella bellezza si possa trovare
salvezza. La gloria mondana, la ricchezza e la bellezza precarie cono le armi del grande
seduttore che vuole l’inganno e non la verità, l’adorazione degli idoli e non la libertà”.
Si fece un grande silenzio quando si alzò a parlare l’Arcangelo dei lieti annunci,
Gabriele e disse: “Amici, non considerate l’umanità come una massa anonima, come un
numero per le statistiche, come una astrazione per i discorsi retorici. In realtà sono uomini
e donne, ciascuno con la sua storia, il suo nome, ciascuno capace di ogni bene, secondo
l’immagine del Figlio, ciascuno capace di ogni male, secondo l’insidia del Nemico.
L’umanità non si salva per una soluzione collettiva. Il rimedio al male è visitare ogni
uomo, ogni donna e chiamare ciascuno per nome. Ecco che cosa propongo che ci sia un
annuncio di gioia e di speranza che entri in un cuore puro e che di bocca in bocca, si
sorriso in sorriso raggiunga tutti”.
L’Assemblea restò piuttosto perplessa: è una cosa lunga; è un po’ troppo poco; è
una proposta fragile, debole in un mare tempestoso, in una storia violenta. Insomma erano
molto perplessi tutti i membri del Consiglio del cielo e della terra. Ma il Signore dei
Signori, il Dio Altissimo, sorrise e approvò la proposta dell’Arcangelo dei lieti annunci:
“Ecco la strada giusta per salvare i miei figli e le mie figlie, chiamandoli per nome e
invitandoli alla gioia! Insomma la vocazione. Ecco la via giusta per seminare nella storia
un principio di novità e di pace: la missione del mio Figlio unigenito per abitare un
frammento di storia per irradiarvi la pienezza della grazia. Si prepari dunque una dimora
per il Figlio unigenito che uomini e donne possano chiamare Emmanuele”. 
 
E infatti l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata
Nazaret a una vergine che si chiamava Maria. Entrato da lei l’angelo le disse. Rallegrati,
piena di grazia, il Signore è con te!”.
Così dunque nella pienezza dei tempi, quando sembra che l’umanità sia in
pericolo, Dio ha mandato il suo Figlio unigenito e ha reso possibile la salvezza seminando
nella vita di coloro che ascolta la sua parola e ricevono il suo Spirito il principio di una
gioia invincibile (rallegrati), la forza in un amore instancabile (piena di grazia), la
certezza di una comunione eterna (il Signore è con te).
Così anche noi, fatti figli nel Figlio viviamo la salvezza come una vocazione personale a
essere al servizio dell’annuncio della salvezza universale. 
 

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