Nel Vangelo di oggi, giorno di Pasqua, è Maria di Magdala ad essere esemplare anche…
DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA 2ª DOMENICA DOPO PASQUA
Scritto il 15 aprile, 2023

Il Vangelo di oggi si colloca in due momenti. Il primo è indicato dalle parole “la sera di quel giorno”: è la sera di Pasqua, la prima domenica della Chiesa: Gesù risorto, che già era apparso ad alcune donne che erano andate al sepolcro, appare ora agli apostoli ancora rinchiusi nel Cenacolo per paura dei Giudei, e “sta in mezzo a loro”. Sembra di cogliere in questo “sta in mezzo a loro” il compimento delle sue promesse: “Quando due o più saranno uniti nel mio nome, io sarò in mezzo a loro” e “Io sono con voi sempre”: anche con noi, riuniti alla domenica, il giorno del Signore, Gesù sta in mezzo a noi risorto e vivo.
E come allora con gli apostoli, così anche ora con noi le prime parole che ci dice esprimono il dono che ci offre: la sua pace e la
possibilità del suo perdono. Pace e perdono: il Vangelo ci fa capire che sono doni strettamente legati alla sua persona: Gesù non si fermò a fare ragionamenti con gli apostoli, ma solo “mostrò loro le mani e il fianco”.
Abbiamo tanto bisogno anche noi di far emergere dalle nostre stesse abitudini religiose non ragionamenti umani per giustificar-
li, ma la persona di Gesù: rischiamo di non saper più dire perché Gesù è la ragione della nostra fede, della nostra speranza, della
nostra religione: è il richiamo contenuto anche nella altre due letture di oggi.
Il Vangelo ci porta poi ad un secondo momento “otto giorni dopo”: Gesù appare nuovamente agli apostoli riuniti e c’è anche
Tommaso, colui che aveva detto che non avrebbe creduto se non avesse visto Gesù risorto con i suoi occhi, e non l’avesse toccato
con le sue mani. E Gesù lo prende in parola: “Metti qui la tua mano e mettila nel mio fianco”, e lo rimprovera per non aver creduto alla testimonianza delle donne e degli altri apostoli.
In un celebre dipinto del Caravaggio è Gesù stesso che prende la mano di Tommaso e la guida a toccare la sua ferita. Questo ci fa immaginare vero ma dolce il rimprovero di incredulità rivolto da Gesù a Tommaso: Gesù non abbandona nessuno sulla difficile strada della fede e del seguirlo. Anche qui Gesù non fa discorsi convincenti, ma semplicemente fa toccare a Tommaso le proprie piaghe: emerge la persona di Gesù crocifisso e risorto, al punto che Tommaso esclama “Mio Signore e mio Dio” e non aggiunge altro.
Da allora sono passati 2000 anni, e quegli incontri vivi e sconvolgenti dei primi discepoli con Gesù risorto hanno assunto gesti e
parole che noi ripetiamo, come ad esempio la stessa esclamazione di Tommaso “Mio Signore e mio Dio”.
Oggi abbiamo più che mai bisogno di ritornare alla freschezza e convinzione di quando sono nati.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale
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