Mi sono soffermato sulla prima lettura, sull’esperienza vissuta da Mosè sul Sinai. Provo sempre una…
DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA 5ª IV DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DEL BATTISTA
Scritto il 28 settembre, 2024
Un uomo o una donna possono rimanere ai bordi della vita mezzi morti per tantissimi motivi. Non possono più fare nulla da se stessi, e credo sia spesso difficile per loro anche continuare a sperare che qualcuno si prenda cura di loro. Colpiti violentemente da tante avversità, da cose andate storte, da occasioni sfumate, derubati di tutto materialmente, moralmente, spiritualmente.
Amori spezzati, lutti improvvisi e improvvisa lacerante solitudine, crisi economiche con impossibilità di avere il necessario per vivere, cattiverie che feriscono nel profondo, giudizi e accuse che deprimono e tolgono la voglia di vivere….i motivi per cui una persona può trovarsi mezza morte sono davvero tantissimi.
Spesso la vita è cattiva, gli altri sono cattivi, a volte non siamo così attenti e pronti da accorgerci che ci stiamo facendo tanto male da soli.
Solo l’attenzione, la cura, la compassione di chi sa vedere può far passare dall’essere mezzo morto a tornare alla vita.
Ma se non ti vede nessuno? O se chi vede passa oltre? O trova scuse o false motivazioni per non fare nulla?
Ci sono tanti problemi nel mondo, tante situazioni che ci spaventano, che ci rendono tristi, addolorati…cosa possiamo fare?
Non passiamo oltre! Aguzziamo lo sguardo, ci sono persone mezze morte che non urlano, non tendono la mano, si nascondono e poi non si muovono più.
Guardiamo bene. Senza pregiudizi.
Guardiamo bene con l’intima convinzione che noi con quello che siamo e siamo in grado di fare possiamo dare vita, strappare dalla morte. E che se passiamo oltre siamo responsabili o corresponsabili della morte e non solo della solitudine e della disperazione.
Ascoltiamo il nostro cuore e non le nostre paure, pregiudizi o i luoghi comuni. Le nostre buone intenzioni/azioni sono spesso vinte da timori stupidi, da un infantile egocentrismo, dal non riuscire a prendere le distanze da logiche di esclusione, da proposte di tranquillità di vita che in realtà mortificano la vita e pian piano trasformano il mondo in deserto. Proviamo a metterci nei panni di chi è mezzo morto. Lasciamo che vinca in noi la compassione, l’inquietudine legata al “muoversi delle viscere” quando davvero libero vedi il dolore. Pensiamo alla gioia legata alla vittoria della vita sulla morte, facciamo crescere il desiderio di sentirci finalmente orgogliosi di aver fatto del bene. Una campagna di promozione al prendersi cura degli altri pensata dall’Opera San Francesco di Milano ha riempito la città di manifesti con questa scritta: “Siate egoisti fate del bene!”. Certo, se facciamo del bene trionfa la vita e trasformiamo la morte.
Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo
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