ANCHE I GIOVANI DELLA VALSASSINA A MILANO ALLA TRADITIO SYMBOLI

Scritto il 15 aprile, 2019

Anche i giovani provenienti dalle varie relatà del Decanato della Valsassina hanno partecipato alla tradizionale veglia dei giovani della Diocesi ambrosiana si è tenuta sabato sera nel Duomo di Milano. Durante la veglia ai giovani è stata posta la domanda: «Chi è quel che giovane che realmente ama la propria vita?». L’Arcivescovo Mario Delpini ha presieduto la Veglia assieme a due giovani credenti di Aleppo in Siria, Nadine e Antwan, che hanno vissuto la loro fede in mezzo alla guerra civile. Durante la Veglia In Traditione Symboli i presenti hanno ricevuto insieme ai catecumeni il Credo e iniziato la Settimana Autentica.

I 18/19enni e Giovani di Premana e Pagnona sono scesi di pomeriggio a Milano, per fare qualcosa di diverso e bello in quaresima come gruppo giovani: alle 17.00 hanno incontrato i frati cappuccini dell’Opera S. Francesco, che gestisce la mensa per i poveri, cenando con i poveri della mensa e andando in Duomo per la Veglia Traditio Symboli con gli altri giovani sopraggiunti dalla Valle.

L’omelia dell’Arcivescovo:

«Questa parola è per quelli che non si piacciono, per quelli che sono intristiti dal sospetto di non meritare di essere amati, che sono depressi dall’impressione di non interessare a nessuno e che mettono a rischio la loro vita»
Parola «per quelli che stanno fermi invece di essere in cammino, che si chiudono nelle fantasie, invece di mettere mano alle cose da fare nella realtà ruvida e rigida eppure utile. Questa parola è per quelli che si eccitano per innamoramenti sperimentali, invece che percorrere itinerari per un amore fedele e servizievole; per quelli che censurano i loro sogni, che non ascoltano le testimonianze dei santi e dei martiri», scandisce, avviando la sua riflessione, il vescovo Mario.
Parola che è una voce che viene dal cielo: “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora”, come si legge nel Vangelo di Giovanni.
Da qui, la prima consegna: l’ascolto. «Ascoltate il Signore che vi parla e rendetevi conto dell’altezza della vostra dignità: voi siete interlocutori di Dio. Non sottovalutatevi, non fate dipendere la stima di voi stessi dai risultati che ottenete, dagli apprezzamenti che ricevete, dal numero di quelli che entrano nei vostri profili. Ascoltate e raccogliete l’invito a rivolgere lo sguardo a Colui che è stato trafitto, per avvertire l’intima attrattiva con cui Gesù vi introduce nella sua amicizia».
La seconda indicazione arriva, appunto, con il termine “attrattiva”.
«La parola di Gesù non è una chiacchiera, non è un’informazione, è piuttosto una vocazione che non è una carriera, non è una professione, non è una sistemazione. È la sequela di Gesù per partecipare alla sua vita e alla sua gloria. Guardate a Gesù e lasciatevi attrarre da lui, date un bacio al crocifisso il venerdì santo e domandatevi quale sia la vostra decisione per seguire, imitare, servire Gesù. Lasciamoci contagiare dalla testimonianza dei Catecumeni che si preparano al battesimo; lasciatevi commuovere dalla testimonianza dei nostri amici di Aleppo che hanno visto crollare le case e le chiese e hanno compreso che proprio allora è stata più forte l’attrattiva di seguire Gesù».
Infine, il “tutti” con l’“Attirerò tutti a me”, ancora dal capitolo 12 del Vangelo giovanneo.
«Il Padre non può fare festa finché non siano riuniti tutti i figli: Se volgiamo lo sguardo intorno a noi, quando attraversiamo le strade, non possiamo essere indifferenti, non possiamo essere intimoriti o sospettosi. La docilità allo Spirito ci rende responsabili verso gli altri, perché a tutti giunga l’annuncio della salvezza. Non si diventa cristiani e non si partecipa alla vita della comunità solo per se stessi. Chiedetevi come potete essere apostoli giovani per i giovani. Non tornate a casa a mani vuote solo avendo vissuto una bella esperienza. Leggete e rileggete il Vangelo, baciate il Crocifisso e chiedetevi quale sia il passo che dovete compiere: non lasciate passare la Pasqua per quelli che non fanno Pasqua. La nostra festa non sarà piena finché il Vangelo non sia stato annunciato a tutti».
A conclusione della Veglia, c’è ancora tempo per ricordare gli “Editti” già emanati, in questi mesi, per i giovani. «Salutare l’Arcivescovo con un “Kaire”, perché si vuole comunicare gioia; sentire la responsabilità per l’Europa del futuro che nasce dall’amicizia che proietta verso il bene», cui si aggiunge la sottolineatura della raccomandazione venuta dal Papa nel documento finale del Sinodo. «Siano disponibili momenti per crescere nella vocazione cristiana, dei tempi destinati alla maturazione della vita cristiana adulta, prevedendo un periodo di distacco prolungato dagli ambienti e dalle relazioni abituali». Un tempo costruito intorno a 3 cardini indispensabili: «un’esperienza di vita fraterna, condivisa con adulti educatori, sobria e rispettosa della casa comune; una proposta apostolica forte e significativa da vivere insieme e un’offerta di spiritualità radicata nella preghiera e nella vita sacramentale. «Cercheremo di attuare questo tempo – che potrebbe essere un anno scolastico -, almeno in una forma simbolica per alcuni, in un pensionato universitario di Milano», già individuato. «Incoraggio tutti a trovare tempo per questo».

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