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Quarta via Crucis: Delpini: «È venuto il tempo in cui smettere di essere discepoli timidi e confusi»
Scritto il 24 marzo, 2015

Il Vicario generale ha presieduto in Duomo la quarta Via Crucis, che ha fatto seguito alla Veglia di preghiera per i martiri di oggi celebrata nella Basilica di Santo Stefano, e che ha concluso l’itinerario catechetico quaresimal.
Mentre in centinaia si avviano al Duomo dalla basilica di Santo Stefano Maggiore, dove si è appena celebrata la Veglia di preghiera in memoria dei martiri di oggi, sono questi i pensieri che tornano alla mente, attraverso le parole della riflessione del vescovo ausiliare monsignor Paolo Martinelli.
Quella segnata dal dramma dei cristiani – e non solo – che in Medio Oriente sono spogliati di tutto, come racconta in un’accorata videotestimonianza monsignor Shlemon Warduni, ausiliare dei cristiani caldei di Babilonia.
Come è appunto per il martirio, «riscattato dalla misericordia e dal perdono che chiama alla responsabilità radicale per il Vangelo che ci è stato dato», dice ancora monsignor Martinelli, cui sono accanto il Vicario generale monsignor Mario Delpini e il vicario episcopale monsignor Luca Bressan.
Ed è proprio monsignor Delpini (che porta anche il saluto del cardinale Scola impegnato a Roma al Consiglio permanente della Cei) a guidare in Cattedrale la IV e ultima Via Crucis del cammino catechetico 2015, che col titolo “L’attrazione universale” ripercorre la XII, la XIII e la XIV.
Per questo esiste la Chiesa – nota Delpini -, perché tutti sappiano di questo amore universale, anche se «la storia sembra smentire la volontà del Padre» e «pare che molti preferiscano morire disperati piuttosto che credere a una promessa che suscita speranza, e sembrano trovare più interessante andare altrove, piuttosto che volgere lo sguardo a Colui che è stato trafitto; molti apertamente fanno guerra e insultano e gridano che sia messo a morte colui che il Padre ha mandato e, insieme con lui, anche coloro che si associano alla sua missione» che può apparire, così, «fallimentare». E se «l’ottusità umana pensa che si possa mettere una pietra sopra la volontà di Dio», c’è comunque e sempre il «passaggio spaventoso e tremendo della morte» che rivelerà la vita eterna, come «compimento della promessa».
Per questo, nel giorno in cui si ricordano i martiri missionari e monsignor Romero, «è venuto il tempo in cui smettere di essere discepoli timidi e confusi». È il tempo di mettersi in cammino, ogni giorno e ovunque, per dire «che la volontà del Padre è che tutti possono salvati» da quella Croce e quel Crocifisso risorto che attira tutti a sé.
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