Mi sono soffermato sulla prima lettura, sull’esperienza vissuta da Mosè sul Sinai. Provo sempre una…
DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA TERZA DOMENICA DI PASQUA
Scritto il 3 maggio, 2025

Io sono la luce del mondo. Non camminerà nelle tenebre, luce della vita. Quale luce ci offre il risorto? Credo che di anno in anno ci venga offerta la possibilità di comprenderlo. Oggi mi sento di dire che la luce della vita è la speranza di Gesù. E’ la speranza di Gesù la luce capace di vincere ogni tenebra. Nella sua passione e nelle ore della sua agonia si fece buio su tutta la terra. Il sole si era oscurato.
Ma c’era un buio ancora più fitto, tremendo nel cuore di coloro che amavano Gesù: non era giusto quello che stava accadendo; erano incredibilmente senza senso la rabbia e la cattiveria che si erano scatenate verso di lui così incapace di odio, violenza, risentimento, sempre dedicato ad essere gentilezza, tenerezza, consolazione, conforto, sostegno.
Mostruoso era il buio che aveva reso ciechi i suoi “nemici”. Perché tanta violenza, perché tanta cattiveria, tanto cinismo e sadismo? E dove era finita la luce che aveva avvolto le folle nel giorno dell’ingresso di Gesù nella città santa e li aveva spinti alla gioia, al canto e alla danza? Perché si era spenta?
E che fatica incredibile deve aver vissuto Gesù per non spegnere in se stesso la luce della speranza. Deve essere stata una flebile fiammella in alcuni momenti. E mi immagino lui “a sudar sangue” per tenerla accesa. Ma il mattino di pasqua è diventata una luce sfolgorante, invincibile.
La speranza di Gesù.
Nel Padre. Aveva visto le opere del suo amore per noi, i prodigi di cui era capace. Aveva visto il potere della sua misericordia, più forte di ogni male, della sua pazienza senza limiti. Aveva visto come la sua parola non tornava a lui senza aver compiuto ciò per cui l’aveva pronunciata. Era il Dio della vita, che dava vita, la faceva fiorire e rifiorire.
Nella forza dell’amore che poteva realizzare l’impossibile, l’imprevedibile.
Nell’umiltà, nella potenza della fragilità.
In noi, si proprio in noi così poco affidabili ma sempre considerati capaci di amare.
Nelle ore della passione qualcosa era accaduto, qualcosa capace di alimentare un pochino la sua speranza in noi. lo ha percepito nell’incrociare lo sguardo di Pietro nel cortile del litostroto non completamente spento e tenebroso ma che gli offriva occhi lucidi di lacrime, segno di un dolore profondissimo per aver pronunciato parole tremende.
Ha nutrito la sua speranza con le lacrime delle madri e mogli di Gerusalemme, con sguardo pieno di tenerezza e compartecipazione di sua Madre, con lo squisito gesto di tenerezza della veronica, con la solidarietà di Simone di Cirene. Ha trovato luce nel cuore così bello del malfattore.
Oso pensare che la luce della Speranza di Gesù si alimenta ancora oggi per ciò che accade nel nostro cuore e di cui timidamente gli parliamo nelle nostre preghiere.
Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo
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