Le letture di oggi, 1a domenica di Avvento, sono come una luce per noi che…
DON GABRIELE COMMENTA LE LETTURE DELLA DOMENICA DELLA DIVINA MATERNITÀ DI MARIA
Scritto il 19 dicembre, 2020

Come se anticipassimo il Natale, oggi la Liturgia ci invita a rallegrarci con Maria per la sua divina maternità. Questa allegrezza non è tanto un augurio che rivolgiamo a Maria perché in lei è già compiuta essendo la madre di Gesù.
E’ piuttosto motivo di gioia per noi, come ci è detto in più modi nelle tre letture ascoltate:
Isaia: “Ecco, arriva il tuo salvatore”
Salmo: “Rallegrati popolo santo”
Paolo: “Siate sempre lieti nel Signore”
Vangelo: “Rallegrati piena di Grazia, il Signore è con te”.
Potremmo riassumere tutto in una piccola frase: “Siate nella gioia perché il Signore viene, il Signore è con voi”.
Anche a noi, oggi, viene rivolto questo invito: “Rallegrati”.
Ma viene da chiedersi come si può essere lieti di fronte al male che affligge tante persone nel mondo.
L’atteggiamento è quello di Maria: fidarsi di Dio.
E allora, come dice Paolo, “il Dio della pace sarà con voi”.
C’è una gioia più grande di quella delle nostre piccole o false gioie che cerchiamo in ciò che finisce; è la gioia semplice dei piccoli, degli umili, di chi si accontenta, di chi cerca di essere attento agli altri, a non pensare solo a se stesso, di chi vuole il bene dell’altro.
Il Vangelo di oggi che ci parla del concepimento di Gesù in Maria è l’inizio della storia della salvezza.
Non è un ragionamento, un’idea sulla quale ci si può mettere a discutere.
Lo si può credere o rifiutare, ma è un fatto: un fatto che noi crediamo, ma senza perdere la meraviglia per la sua disarmante semplicità.
davanti al nostro muro di superbia e di orgoglio che noi sempre opponiamo a Dio, Egli entra nella nostra storia attraverso il varco dell’umiltà.
Dirà Maria nel Magnificat: “Dio ha guadato l’umiltà della sua serva”.
Ci attenderemmo che l’agire di Dio fosse contrassegnato da potenza, da grandiosità, mentre invece si presenta piccolo e povero, cercando la fessura nella nostra umiltà per poter entrare e sgretolare ogni nostra durezza.
Anche Maria non la troviamo vanitosa perché madre del salvatore (Elisabetta le dirà: “A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me”), ma, come Giovanni Battista e come Giuseppe, non offusca affatto la persona di Gesù.
Don Gabriele vicario parrocchiale
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