DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA TERZA DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Scritto il 29 giugno, 2019

Il Vangelo di oggi e le altre letture che la Liturgia ci propone, mettono al centro il dramma della caduta e della salvezza. Verrebbe da chiedersi: ma con tutti i problemi che abbiamo, il Figlio di Dio si fa uomo per salvarci dal peccato? E’ così centrale nella storia dell’umanità il dramma del peccato così da smuovere il Figlio di Dio perché venga a salvarci?

La Parola di Dio oggi ci dice che nella sua radice più profonda il mondo è racchiuso qui: nel peccato e nel perdono, nell’orgoglio e nella grazia.

L’orgoglio e la superbia dell’uomo sono ben rappresentate nel racconto della Genesi in cui l’uomo accoglie la tentazione del serpente che gli insinuava di diventare come Dio. Nella sua radice più profonda, il peccato è erigersi a misura di tutto e di tutti. Non riconoscendo Dio come riferimento supremo ma anzi sostituendosi a Lui, l’uomo è come se dicesse: “io sì che….”, e a questo modo si fa padrone e giudice severo e spietato di tutto e di tutti.

L’annuncio del Vangelo raggiunge anche noi come annuncio di speranza. A volte ci sentiamo schiacciati dai nostri peccati, e già il sentirsi così sarebbe una grazia. Dio vuole darci fiducia traendoci da queste situazioni di smarrimento, di paura, di delusione profonda verso noi stessi. E lo fa non in modo magico o solo con parole, ma con la carne del suo Figlio Gesù:

“Dio ha tanto amato il mondo da dare per noi il suo Figlio unigenito”,
“Per le sue piaghe noi siamo stati guariti”,
“Gesù è la mano che il Padre tende a noi peccatori”.

E’ gigantesca, di valore infinito, l’opera di salvezza operata da Gesù: dice S.Paolo: “dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia”.

Se fossimo capaci di non banalizzare il peccato e di concepire la nostra vita non in modo teso a star bene noi, ma come una vocazione a spenderci con e come Gesù perché venga il suo Regno, avvertiremmo il vero senso del nostro peccato, ma anche la fiducia che Dio vuole continuamente darci, e come la sua misericordia sia sempre più grande del nostro peccato.

Don Gabriele vicario parrocchiale

 

 

 

 

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