DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA SECONDA DOMENICA DI AVVENTO

Scritto il 23 novembre, 2019

E’ sempre austera e bella la figura di Giovanni Battista che ci presenta oggi il vangelo. Austera e bella perché non è una figura sdolcinata, ma estremamente seria, che teme addirittura di essere preso come il Messia, mentre tutto in lui è rivolto verso il Messia e dice: “Io non sono degno neppure di slegare i lacci dei suoi sandali”.

Già qui c’è un insegnamento a non appropriarci delle cose del Signore per fare bella figura noi.
E penso sia giusto allargare questo pensiero a non appropriarci neppure dei meriti degli altri.
• E’ anche opportuna anche per noi la sua predicazione:
• è radicale l’ammonimento a fuggire da ogni orgoglio (“noi siamo figli di Abramo!”) e da ogni ipocrisia (“Razza di vipere! Chi vi ha insegnato a venire? Fate frutti degni di conversione!”);
• e ci raggiunge nelle situazioni che viviamo l’invito a condividere il superfluo con chi è nel bisogno, a non fare prepotenze avvalendoci del ruolo che abbiamo.

Sono questi atteggiamenti che ci allontanano o ci avvicinano alla fede, cioè a Gesù. Queste non sono indicazioni solo per l’Avvento come preparazione al Natale, ma sono indicazioni per il cammino di tutta la vita destinata all’incontro finale con il Signore.

Infine: come esprimere i valori e la differenza fra il battesimo di Giovanni e quello di Gesù?
• Giovanni e il suo battesimo esprimono il grido dell’uomo che invoca la salvezza (come un bambino che tende le braccia alla mamma perché lo prenda in braccio).

• Ma è il Battesimo di Gesù, che è il sacramento con il quale ci consegniamo con fiducia a Lui, che esprime l’abbassarsi di Dio che si china sull’uomo per sollevarlo e salvarlo (come la mamma che si china sul suo bambino e lo prende in braccio).
Ci è dato anche qui un insegnamento non facile, ma importantissimo.

Dobbiamo liberarci dall’idea che basta compiere gli atti della nostra religione per essere salvati.

Compiamoli, certamente, ma come espressione della consegna umile e fiduciosa di noi stessi a Gesù: vero e unico Salvatore.
E’ questo il sentimento che dobbiamo avere anche in questo nostro partecipare alla Messa.

Don Gabriele vicario parrocchiale

 

 

 

 

 

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