Se fosse vero, come i sacerdoti avevano fatto dire dai soldati, che Gesù non era…
DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA 4ª DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI GIOVANNI BATTISTA
Scritto il 24 settembre, 2022

Nel Vangelo di questa domenica Gesù ci porta a riscoprire il significato della Messa che celebriamo. La prima cosa che ci dice è che l’Eucaristia, cioè la Messa, è anzitutto dono: il Padre che ci dona il Figlio e il Figlio, cioè Gesù, che, in obbedienza al Padre. dona la vita per noi: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”. Ma questo segno che esprime la vita di Gesù donata per noi, Gesù ci invita a mangiarlo: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’’uomo non avete in voi la vita”, suscitando lo scandalo dei Giudei che dicevano: “Come può costui darci la sua cane da mangiare?”.
E’ la domanda che anche noi ci poniamo, anche se con altre parole: “Perchè mangiare quel pane che è la carne di Gesù? e cosa significa?”.
Gesù ci invita alla concretezza di questo gesto che non varrebbe nulla se fosse solo un gesto materiale e non fosse anche l’espressione di una comunione di intenzioni di vita e di volontà con Lui.
Gesù non disdegna i segni materiali: accogliere il segno dell’Eucaristia, cioè riceverla in quella che noi chiamiamo “comunione”, significa accogliere il dono della vita di Gesù data per noi in obbedienza al Padre, e accettare di vivere anche noi la nostra vita nel compimento della volontà del Padre: così si è davvero in comunione.
Abbiamo bisogno tutti di riflettere seriamente a questo: chi lo riceve nell’Eucaristia perché pensi a cosa essa significa e la riceva con la dovuta serietà; chi non la riceve a che cosa lo trattiene dal farlo, perché spiace sempre dire “No, grazie” a chi ti porge un invito come questo.
Con quali sentimenti dobbiamo allora accostarci alla Comunione?
Anzitutto di fede e di ringraziamento, riconoscendo che quel pane consacrato che ci viene offerto è il Corpo di Gesù: “Questo è il mio corpo offerto in Sacrificio per voi e per tutti”.
Consapevoli della sproporzione che c’è sempre fra la bontà di Gesù e noi, non possiamo non dire con sincerità le parole che ci propone la Liturgia: “Io non sono degno di partecipare alla tua mensa”,
ma anche continuare e dire con fiducia: “ma dì soltanto una parola e io sarò salvato”: ha detto di essere venuto non per i giusti, ma per i peccatori.
E se avvertissimo in noi qualche disordine grave che non ci permette di riceverlo nell’Eucaristia, Gesù ci offre il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Confessione. “Chi mangia la mia carne rimane in me e io in lui”: mangiare è il gesto di un momento, ma rimanere è una presenza che si prolunga, perché dia frutti nella nostra vita.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale
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