Ricatti affettivi: il resoconto del convegno di Barzio

Scritto il 31 luglio, 2012

Alla presenza di autorità locali sia religiose che civili e di circa un centinaio di persone si è tenuto sabato 28 luglio a Barzio, il Convegno sul Tema “Se mi vuoi bene… Ricatti affettivi o giusti rapporti?”.

Sono state delineate le dinamiche affettive positive e negative che contraddistinguono le relazioni di coppia e quelle tra genitori e figli.

Rossella Semplici, psicologa clinica, ha sottolineato “l’importanza di considerare la sfera affettiva come una parte dell’integralità bio-psico-socio-spirituale dell’essere umano e pertanto occuparsi dello sviluppo affettivo non permette di volgere l’attenzione solamente verso tale ambito, ma è necessario tenere presenti anche gli altri. La capacità di amare e di farsi amare dipende da fattori individuali, esperienze relazionali nell’ambiente prossimale (famiglia, scuola, centri di aggregazione religiosa, sportiva, gruppo di pari) e clima culturale della società in cui vive (ambiente distale)”.

Laura Maninchedda, psicologa e psicoterapeuta, ha riportato l’attenzione sulla necessità che “i genitori devono tenere sempre presente che la loro funzione di guida e di sostegno è a termine. Devono essere in grado di distinguere l’affetto che fa crescere da quello che ostacola lo sviluppo dell’autonomia. Accade spesso che i genitori offrano vantaggi economici per trattene i figli”.

Lo psichiatra Quirino Quisi si è occupato dei rapporti con i genitori anziani che talvolta vengono sollecitati dai figli a una maggiore “generosità economica”, spesso richiesta anche in termini crudi: “Tanto tu i soldi li hai e non li puoi portare nella cassa!”. Ci sono anziani che si svendono, pur di non restare isolati e in cambio di un po’ di attenzione. È necessario preservare la dignità dell’anziano attraverso provvedimenti legislativi e un’educazione sociale che privilegino la “senectus”.

Gianni Bassi e Rossana Zamburlin, psicologi di coppia, hanno sostenuto che mettersi in coppia non significa omologarsi, piegarsi, ricattarsi, umiliarsi, fare la lotta per il potere. Piuttosto è un valorizzare e integrare le diversità di ciascuno. Uno dei disagi più diffusi nel rapporto di coppia è determinato dall’occuparsi eccessivamente della “scalata” professionale individuale a scapito dell’attenzione verso il proprio “campo base”, costituito dai sentimenti, dalla sessualità, dalla spiritualità, dalla nascita ed educazione dei figli. Si pretende di usare il campo base per riposare, rilassarsi e recuperare le energie necessario a ricominciare la scalata. In questo modo il campo base si deteriora ed è facile che si trovino altri “campi base” più disponibili e freschi.

La teologa e psicologa Adele Colombo ha evidenziato come le relazioni della famiglia di Nazaret fossero improntate alla sincerità, alla ricerca del bene reciproco, in quanto fondate sulla reciprocità di amore tra Dio e i componenti della famiglia. Le relazioni erano “giuste” perché Dio occupava in ciascuno di loro il primo posto nel cuore e nella mente.

Le tematiche emerse dal dibattito hanno riguardato la difficoltà di coltivare principi e valori che risultano poco presenti nell’attuale società edonistica utilitaristica. È necessario un maggior dialogo tra le diverse istituzioni educative e un rapporto genitori-operatori maggiormente permeato dalla fiducia e dal riconoscimento reciproco dei ruoli, piuttosto che sulla diffidenza e sfiducia precostituite.

È stata evidenziata la difficoltà di instaurare un “sano rapporto di potere” con i figli, inteso come possibilità di influire sulla loro vita. Il nodo cruciale è riuscire a modulare il potere, passando da un iniziale squilibrio a favore dei genitori ad equilibrio quando i figli sono adulti e accettando di rinunciarvi progressivamente. Sono situazioni che hanno bisogno di essere costantemente ridefinite e non sono prive di difficoltà. Un valido sostengno potrebbe venire dalla comunità se tornasse ad essere educante.

Altro tema che ha suscitato interesse ha riguardato la gestione degli anziani con problemi di salute. Per contenere le richieste eccessive è indispensabile creare una rete di aiuti. Una persona da sola non è in grado di reggere l’impegno per tempi lunghi.

Il convegno si è concluso sottolineando la necessità di lavorare su più livelli per tutelare gli affetti familiari: approntare ricerche, diffondere informazione e fare formazione, sensibilizzare la classe politica affinché, pur occupandosi, delle emergenze non dimentichi la progettualità del medio e lungo periodo.

 

Rossella Semplici

da mariareginadeimonti.it

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