DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA SETTIMA DOMENICA DOPO PASQUA

Scritto il 11 maggio, 2024

Compaiono nel brano di Vangelo di oggi tre diversi significati della parola mondo (che ricorre ben 10 volte) così come la usa l’evangelista Giovanni cui corrispondono tre modi di viverlo da parte dei discepoli. Durante l’ultima cena Gesù rivolge al Padre una preghiera “con il cuore in mano” per i suoi discepoli. Lui tornerà dal Padre ma loro rimarranno nel mondo e al mondo dovranno rapportarsi come suoi discepoli, come annunciatori del Vangelo, come suoi testimoni. Li vede disorientati, smarriti alla notizia che lui uscirà dal mondo e prega per loro. Nella preghiera cerca di portarli dentro il suo cuore, se ne prende cura.

Loro rimarranno nel mondo, non in una roccaforte, in un luogo a parte, al di fuori di ogni tipo di pericolo o difficoltà. Resteranno lì dove lui stesso ha vissuto e operato, li dove si ha a che fare, disarmati, con chi non è dei loro o chi lo è senza saperlo.

Padre, io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo. Il mondo sarà la loro casa. Questo è il primo significato di “mondo”, indica l’intera realtà, il mondo come nostra abitazione, la nostra madre terra. Indica la condizione storica, la condizione umana nella quale ognuno nasce e vive. È un uso né negativo né positivo. Veniamo al mondo e nel mondo viviamo.

Il secondo significato: il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo il mondo è la realtà ostile a Gesù e ai suoi discepoli. Gesù prega il padre dicendo che i suoi non sono del mondo, così come lui non è del mondo. Non sono nel mondo perché non vivono secondo le logiche del mondo, perché hanno come unico riferimento il Vangelo, perché desiderano imitare nella concretezza della loro vita Gesù. L’odio nei suoi confronti sarà anche odio nei loro confronti. I discepoli devono e possono essere controcorrente, devono e possono opporsi a logiche apparentemente vincenti ma che sono logiche di morte. Potranno essere derisi, osteggiati, emarginati e chiamati anche al martirio proprio perché di Gesù e non “del mondo”. I discepoli non si devono fare corrompere dal mondo, spetta loro cercare la giustizia, costruire la pace, devono essere luce e sale del mondo.

Il terzo significato è sorprendente. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo. Il mondò è oggetto dell’amore del Padre, di un amore esagerato. Il mondo vale agli occhi del Padre la vita di suo figlio Gesù e Gesù vuole amare il mondo così come lo ama il Padre. Gesù è venuto non per condannare ma per salvare. Mandato a chi a lui si oppone per salvarlo dalla morte. Così i discepoli sono e saranno sempre mandati a chi li odia per diventare occasione di conversione, possibilità di essere salvezza.

Il discepolo quindi abita il mondo e cerca di amarlo con tutte le proprie forze continuando ad essere colui che vuole dare vita al mondo, pronto a perdere la propria perché sia così come Dio lo vuole e così come possa essere finalmente davvero casa per tutti.

Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo

 

 

 

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