Per Gesù è ormai vicino il compimento della sua missione. Una volta volevano farlo Re…
DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA NONA DOMENICA DOPO PENTECOSTE
Scritto il 10 agosto, 2019
In questo capitolo di Matteo, dopo ripetute domande poste a Gesù da parte dei suoi avversari per coglierlo in difficoltà, nel brano di oggi è Gesù che pone una domanda ai farisei riguardo la propria identità.
I farisei sapevano che il Cristo, cioè il Messia, il Salvatore, sarebbe nato dalla discendenza del re Davide; Gesù chiede a loro come mai allora Davide, nella sua preghiera del Salmo 8, lo chiama “suo Signore” anziché “suo figlio” in quanto suo discendente.
L’evangelista annota come nessuno seppe rispondere a questa domanda e come da quel giorno cessarono di interrogarlo.
Ma la domanda posta da Gesù era fondamentale: si trattava di capire se Gesù era soltanto un uomo o qualcosa di più.
Penso che dobbiamo rispettare la fatica non solo dei farisei, ma di tutto il popolo e degli stessi discepoli a comprendere e a credere come Gesù fosse non solo uomo ma anche Figlio di Dio: abituati ad affermare questo nel Credo, abbiamo bisogno di percepire la straordinarietà di questa affermazione della nostra fede.
“Se tu sei figlio di Dio”:
è la triplice tentazione del demonio,
è la sfida dei soldati sotto la croce,
è la motivazione della sua condanna.
Più volte Gesù aveva cercato di aprire la mente dei suoi ascoltatori sulla propria identità: lo aveva fatto ponendo domande (“chi dice la gente che io sia?”) o compiendo miracoli che avevano suscitato questa domanda (“ma chi è costui che comanda anche al vento e alle acque e queste gli obbediscono?”).
La storicità e la divinità di Gesù dicono come Dio è entrato nella nostra storia.
Non è affatto una cosa facile da credere.
Se poi pensiamo a come questo suo modo di entrare di Dio non è generico ma personale, allora come non condividere la domanda del salmo 8 in cui l’uomo, davanti all’immensità della creazione, si domanda: “ma chi è l’uomo perché ti ricordi di lui?”.
Forse è questo il nodo principale della nostra fede: “possibile che Dio si interessi personalmente di me?”.
Non sono molte le cose da conoscere e da saper vivere nella nostra fede cristiana: si potrebbero riassumere così:
• la nostra pochezza e la nostra preziosità davanti a Dio,
• e l’infinita sua misericordia.
Anche la carità vera, non il vanto, secondo la quale saremo giudicati, discende da queste verità.
Ma sapere queste cose non basta; occorre che queste verità entrino vitalmente nella nostra vita.
Ci sia da maestro il buon ladrone che ha saputo riconoscere la propria vita sbagliata e la bontà di Gesù ingiustamente condannato ed affidarsi alla sua misericordia.
Don Gabriele vicario parrocchiale
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