TRADIZIONE E FEDE NEI RITI DEL TRIDUO PASQUALE IN VALSASSINA

Scritto il 26 marzo, 2016

Cerimonie dalle connotazioni fortemente tradizionali ma con tanta attualità quelle celebrate in Valsassina nell’attesa della Veglia di questa sera. Giovedi santo la “Missa in coena Domini”  si ricorda l’Ultima Cena del Signore con i suoi discepoli, consumata prima della sua passione nella quale consegnò ai discepoli il Comandamento dell’amore (“Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, Gv 13,34), dopo aver lavato loro i piedi. Secondo la dottrina cattolica, Gesù istituì i sacramenti dell’Eucaristia e dell’Ordine sacro. All’interno della cerimonia oppure nella CP Madonna della neve di pomeriggio si è solto il rito della Lavanda dei piedi ai bambini della Prima Comunione. L’episodio è raccontato dal Vangelo di Giovanni ed era una caratteristica dell’ospitalità nel mondo antico dove lavare i piedi, che si sporcavano a causa delle strade fangose e polverose, era un dovere dello schiavo verso il padrone e veniva effettuata servendosi di un catino apposito e un asciugatoio e che oggi viene rivolto agli ultimi.

La celebrazione della “Morte del Signore” avviene alle 15 in ogni chiesa della Valsassina e vuole significare come la comunità cristiana non celebri l’Eucaristia, perché il clima di festa non si addice all’evento che riempie il suo ricordo e motiva il suo digiuno (cf Mc 2,19-20): la morte del suo Signore e Sposo. L’azione liturgica è dominata dalla croce; manifestazione luminosa dell’amore divino spinto alla follia, la croce lascia spazio solo al silenzio e alla contemplazione. In molte realtà questa giornata culmina con la via Crucis per le vie del Paese.

Nelle foto Peverelli i riti nell’Unità Pastorale dell’Aolta Valsassina

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