UN RICORDO E LA MESSA A BARZIO PER DON VANNI MAGNI

Scritto il 9 aprile, 2018

Venerdi 13 aprile 2018 a Barzio verrà ricordato don Vanni Magni scomparso il 13.04.1998. Vicario per la Pastorale Giovanile ricordava così i suoi primi mesi in Valsassina in un intervista rilasciata al periodico Ciao Ragazzi della Parrocchia Angeli Custodi ‐ Milano  nel 1992: “La cosa più certa che posso dire è che sono passati 7 mesi intensi […]. Per ora posso dire che l’accoglienza della proposta di catechesi e di altre iniziative fatte insieme ai giovani dei vari paesi è stata positiva. Concretamente poi, la mia giornata si svolge “correndo” da un paese all’altro per la catechesi ai vari gruppo adolescenti o giovanili e per la celebrazione dell’Eucarestia settimanale in ogni parrocchia. I riscontri, positivi e negativi, sono diversi, ma è ancora presto per parlarne. Vedremo più avanti […].[…]”

ore 20.00

Luigi Magni, fratello di don Vanni, e Michela, (coppia responsabile per la Pastorale Familiare della diocesi di Milano) ci aiuteranno a fare memoria dei giorni in cui lo abbiamo avuto in dono

ore 20.30

Celebrazione della messa

Ecco il pensiero di don Vanni tratto dal libro La Nostra Storia 1962 -2012 della Parrocchia Angeli Custodi  di Milano.

Da Informatore Parrocchiale (novembre 1975): perché l’Oratorio? In questi ultimi giorni ho chiesto ad alcuni ragazzi perché frequentassero quasi tutti i giorni l’Oratorio. La risposta quasi unanime è stata questa. «Io vengo in Oratorio per giocare a pallone con i miei amici!». Altri, ma a dire il vero, pochissimi hanno risposto così: «Io ci vengo sì per giocare al pallone, ma anche per conoscere tanti altri ragazzi assieme ai quali gioco, faccio degli incontri di gruppo e prego». La risposta di questi ultimi si avvicina molto alla vera finalità dell’Oratorio che rimane sempre l’educazione cristiana dei ragazzi. Per raggiungere questo scopo le persone che si sono prese l’incarico di collaborare con i genitori, hanno pensato di sottolineare alcuni momenti particolari della vita in Oratorio, quali il gioco, gli incontri di catechesi, la preghiera. Per prima cosa si vuole valorizzare il gioco come espressione migliore del ragazzo. Il gioco, infatti, se ben condotto, porta il ragazzo ad acquistare alcuni valori umani fondamentali: impara a stare assieme agli altri, ad avere rapporti reali, a rispettare le doti e capacità dei suoi coetanei […]. C’è poi nella vita dell’Oratorio un secondo momento molto importante che abbiamo chiamato: momento formativo. Si tratta di incontri tra ragazzi della stessa età che hanno come scopo diretto una formazione umano-cristiana […]. Il terzo momento è quello della preghiera: il gioco e il momento formativo sono utili per una educazione cristiana, questa raggiunge il suo culmine nella preghiera, soprattutto nella preghiera Eucaristica, nella S. Messa domenicale partecipata assieme ai compagni di gioco e di classe […].

Da Informatore Parrocchiale (gennaio 1976): insieme per crescere La fine di un anno e l’inizio di un altro sono sempre motivo di verifica e di programmazione: ci si chiede cosa è stato fatto; come è stato fatto; e si progettano nuove iniziative ed impegni. Vorremmo fare questa verifica e questa programmazione alla luce di quanto si diceva sul «Segno» di novembre. Alla domanda che ci eravamo posti: «Perché all’Oratorio?», si rispondeva affermando che la motivazione di fondo era l’educazione cristiana dei ragazzi attraverso il gioco, il momento formativo e la preghiera. Innanzitutto abbiamo cercato di favorire nel gioco il fatto di essere assieme. Lo si è fatto attraverso un torneo di calcio, alcuni giochi organizzati, attraverso l’incoraggiamento personale ad impegnarsi per il divertimento di tutti […]. Il secondo momento, quello formativo, è forse quello più in crisi, almeno a livello delle medie. I motivi di questa situazione sono moltissimi: vanno dal particolare momento di vita che il ragazzo delle medie attraversa, alla difficoltà a far capire loro alcuni valori umano-cristiani fondamentali; alla partecipazione non sempre puntuale dei ragazzi che ritengono più importanti altre cose […]. Riguardo al terzo momento di educazione cristiana dei ragazzi mi pare che siamo ancora in alto 14 15 mare: troppi ragazzi tralasciano la S. Messa festiva e la preghiera personale o di gruppo manca spesso. Perché la preghiera personale o di gruppo sia più presente nella vita dei nostri ragazzi useremo in particolare il momento dell’incontro formativo. Per la partecipazione alla Messa l’invito va soprattutto ai genitori: siano loro con la loro vita, con le loro parole, con la loro personale partecipazione alla Messa a dire ai ragazzi l’importanza dell’Eucarestia domenicale […].

Da Informatore Parrocchiale (settembre 1976): campeggio, esperienza di vita Una delle frasi più ricorrenti al termine del «Campeggio P.A.C. ‘76» era questa: “qui abbiamo fatto delle esperienze (amicizia, riflessione, preghiera), se sono stati dei valori varrà la pena viverli anche durante il resto della nostra vita: cerchiamo quindi, d’ora in avanti, di dare spazio nella nostra vita quotidiana, al silenzio per la riflessione e la preghiera e all’incontro con gli altri nella fraternità”. Continuando lo stesso ragionamento abbiamo detto: “Perché tenere solo per noi le scoperte fatte in campeggio e non riproporle anche a chi, giovane o adulto, non ha potuto essere presente con noi in Val di Mello?” Queste righe vogliono essere appunto la comunicazione dei valori vissuti da ragazzi della comunità cristiana che è agli Angeli Custodi. Se dovessimo definire in un modo conciso questa esperienza potremmo dire così: “È stato un campeggio di ragazzi cristiani”. Penso che basti spiegare questa espressione, così come abbiamo fatto in una mezza giornata di ritiro spirituale, per comprendere a fondo i valori dell’esperienza fatta. Anzitutto è stato un campeggio: cioè una vita di condivisione in tutto. Ogni cosa era fatta assieme (gioco, pranzo, gite, ecc.) per cui era necessario che, nelle proprie scelte, ciascuno tenesse presente soprattutto l’altro e non se stesso, perché questo è il segreto di ogni amicizia […]. È stato un campeggio di ragazzi: una vita d’assieme di persone vivaci, entusiaste. Questa vivacità e questo entusiasmo abbiamo cercato di inserirli un po’ in ogni nostra azione e in particolare, anche se a dire il vero poche volte ci siamo riusciti, abbiamo tentato di rendere vivace ed entusiasta la preghiera perché ci siamo convinti di una realtà molto grossa: la vita e la preghiera non sono due fatti staccati, non sono due momenti diversi, sono invece due realtà molto unite […]. Ma la realtà più importante è l’ultima: il nostro è stato un campeggio di ragazzi cristiani: di ragazzi, cioè, che appartengono a Lui. È stata la scoperta più bella, perché partendo da questo fatto si è capito il valore dell’amicizia e dell’entusiasmo. Infatti è perché abbiamo lo stesso cognome (cristiano) che noi siamo tutti amici e fratelli; è perché sappiamo che il nostro fratello maggiore (Gesù Cristo) ha vinto ogni male ed è nella gloria che noi siamo entusiasti, e nessuno ci può togliere la gioia profonda che è in noi […].

Da Informatore Parrocchiale (maggio 1983): operazione «AGAPE» Per tutta la Quaresima ognuno di noi ha potuto ammirare un magnifico pannello, posto alla sinistra dell’altare, che ricordava l’iniziativa quaresimale dei ragazzi. Tale iniziativa ha realizzato positivamente i due scopi fondamentali: sia quello di aiutare i ragazzi a comprendere più a fondo la Messa che ogni domenica siamo chiamati a celebrare; sia quello di offrire una moto a Padre Bruno che, ormai è noto a tutti, annuncia il Vangelo nella terra etiopica dei Sidamo. Il titolo dell’operazione quaresimale («AGAPE») significa “cena fraterna” è stato scelto perché ci doveva richiamare che la Messa ci fa essere fratelli con ogni uomo assieme al fratello maggiore: Gesù Cristo […].

Da Informatore Parrocchiale (luglio 1986): sempre in cammino A dire il vero non so da che parte incominciare. In questi momenti sono molti i pensieri, i ricordi e i ringraziamenti che passano nella mia mente. Mi limiterò allora a scrivere brevemente i motivi principali che mi hanno indotto ad accettare la proposta del Vescovo. Anzitutto l’obbedienza. Con l’ordinazione sacerdotale, infatti, ho promesso obbedienza al Vescovo di Milano e mi sono messo a servizio della diocesi. Oggi, dopo undici anni di presenza nella parrocchia degli Angeli Custodi, mi viene chiesto di svolgere il ministero sacerdotale presso nuove comunità cristiane nelle quali cercherò di animare la pastorale giovanile. Di fronte a tale richiesta ho pensato bene di dare il mio assenso. In secondo luogo credo molto alle parole che il nostro Arcivescovo, Card. Carlo Maria Martini, disse ai sacerdoti durante l’omelia del giovedì Santo 1981. In quell’occasione l’Arcivescovo diceva: «Il Vescovo con i suoi preti è in cammino verso la “terra di Dio”. Questa spiritualità del cammino, del vivere sotto la tenda, è importante come atteggiamento di ogni credente in confronto alla logica del mondo, che preferisce la sicurezza e l’installazione. Quello che vale per ogni credente è vero in particolare per il presbitero. Una delle prime esigenze dell’annuncio è quella di una certa mobilità che permette di andare nei luoghi dove il Vangelo non è stato ancora annunciato, e di spostarsi da luogo a luogo a seconda della necessità […]». Penso che le parole del nostro Arcivescovo diano una buona e sufficiente risposta alla domanda che tanti mi hanno posto. Domanda che cercava di spiegarsi il perché di questa mia partenza. Termino chiedendo a tutti e a ciascuno una preghiera. Anzitutto perché la preghiera permette di colmare ogni distanza. Il ricordo reciproco ci permetterà di camminare ancora insieme anche se a distanza di qualche chilometro. Chiedo di pregare anche perché l’incarico che mi viene affidato è un fatto nuovo, tutto da sperimentare e verificare. Conto molto sulla preghiera di tutti perché la grazia del Signore sia sempre su di me. Grazie e arrivederci.

Ciao Ragazzi (febbraio 1992): intervista a don Vanni (a cura di Isabella P.) Noi ringraziamo il Signore per 25 anni di vita in cui ci ha aiutato a crescere nella fede e nell’amore. 11 di questi anni li abbiamo passati insieme. E che cosa senti di ringraziare con noi il Signore? Anzitutto mi sento di ringraziare il Signore perché ha fatto di me un prete rendendomi ministro della Grazia al servizio dei fratelli. In secondo luogo vorrei ancora dire un grosso “grazie” a tutte le persone che agli Angeli Custodi ho incontrato. A tutti (giovani e adulti; ragazzi e anziani) voglio ripetere il mio grazie per la “vicinanza” dimostrata nei miei primi 11 anni di sacerdozio. Tale vicinanza mi ha accompagnato quotidianamente e per me è stato il dono che mi ha permesso una crescita nella fede e una maturazione umana che senz’altro in qualche modo mi ha segnato. In una parola, come dicevo durante la Messa di saluto del 14 settembre scorso, il mio grazie va al Signore perché è stato buono con me e a voi perché mi avete accolto come prete, perché vi siete “lasciati trovare” e perché mi avete “cercato” […]. Penso che se dovessi definire in una parola il mio 16 tentativo di servizio pastorale, userei il vocabolo “GIOIA”. La gioia che nasce dalla consapevolezza di essere amato dal Padre e dai fratelli; e la gioia di amare il Padre e i fratelli che vivono accanto o lontano da me. È per questo che per qualche anno in Oratorio ha campeggiato la scritta: “Oratorio gioia di vivere”.

Dopo qualche mese dall’arrivo in Valsassina ci puoi dire qualcosa di più circa il nuovo incarico ricevuto?
La cosa più certa che posso dire è che sono passati 7 mesi intensi […]. Per ora posso dire che l’accoglienza della proposta di catechesi e di altre iniziative fatte insieme ai giovani dei vari paesi è stata positiva. Concretamente poi, la mia giornata si svolge “correndo” da un paese all’altro per la catechesi ai vari gruppo adolescenti o giovanili e per la celebrazione dell’Eucarestia settimanale in ogni parrocchia. I riscontri, positivi e negativi, sono diversi, ma è ancora presto per parlarne. Vedremo più avanti […]. […]

Agli amici lettori hai un messaggio speciale da rivolgere, in segno di amicizia?
Ho letto sul numero di aprile le risposte di don Giuseppe: ritengo di condividere in pieno i suoi auguri e la sua preghiera. Se dovessi aggiungere qualcosa d’altro, direi semplicemente così: che tutti, nella comunità degli Angeli Custodi, sappiano dirsi “CIAO” nel senso che don Erminio continuamente spiega sul giornale e sappiano sempre ripeterlo “nel bene e nel male” così che la comunione sia sempre grande tra voi. Ciao a tutti!

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