Scola ai presbiteri: «Le Comunità pastorali favoriscano la missione»

Scritto il 29 aprile, 2013

Il cardinale Scola, intervenendo ai lavori dell’ultimo Consiglio presbiterale diocesano, ha sottolineato la dimensione di annuncio che deve permeare l’operato delle parrocchie ambrosiane.

«La Comunità pastorale si giustifica alla condizione che sia così favorita la dimensione missionaria della Chiesa. La missione, cioè documentare che Gesù è la buona notizia per la domanda che l’uomo moderno ha nel cuore, anche se in modo contraddittorio e confuso. Se partiamo dall’urgenza missionaria, appare evidente la bontà di questa formula, con tante attenzioni in atto: basti pensare alla pastorale giovanile, o al mondo del lavoro oggi così variegato». Con queste e altre incoraggianti parole il cardinale Angelo Scola ha accompagnato i lavori del Consiglio presbiterale diocesano in rapporto al “cantiere” delle Comunità pastorali.

Durante la giornata, svoltasi presso il Seminario di Seveso, i consiglieri hanno ascoltato e dibattuto in gruppo e in assemblea proprio su questa realtà pastorale, che ormai rappresenta uno stile acquisito da una buona parte delle comunità cristiane della diocesi.

Al mattino il vicario generale, monsignor Mario Delpini, aveva introdotto la riflessione a partire da alcuni dati acquisiti e su cui i suggerimenti del Consiglio presbiterale erano necessari a un’ulteriore presa di coscienza da parte di tutta la comunità diocesana. Sono stati fatti notare alcuni elementi di riferimento come:

1. l’urgenza prioritaria della Pastorale d’insieme (Comunità pastorali, unità pastorali e singole parrocchie) come modalità utile a rinnovare la missionarietà ordinaria della comunità cristiana presso la gente del nostro tempo;

2. la necessità che si mettano in atto iniziative di formazione dei presbiteri, dei diaconi, delle religiose/i e dei laici in ordine a una capacità di vivere il ministero ordinato e le diverse forme delle corresponsabilità pastorali a partire da una convinta coscienza di comunione, di testimonianza e di missione;

3. l’importanza di portare il popolo di Dio ad acquisire la pertinenza del modello di Comunità pastorale alla pastorale d’insieme, giungendo ad affermare che, nel nostro tempo, la Comunità pastorale risulta il modello più plausibile. Certamente non tralasciando altre forme ugualmente utili e indicate (unità pastorali, parrocchie singole e più parrocchie presiedute da co-parroci);

4. la decisione che la scelta sul modello di Pastorale d’insieme da attuarsi nel concreto, da mantenere, modificare, incrementare e istituire, deve essere frutto di una responsabilità collegiale sinodalmente esercitata, con un contatto e un coinvolgimento delle comunità stesse.

L’Arcivescovo ha poi aiutato a unificare con attenzione le diverse e ricche riflessioni e proposte che sono pervenute con le relazioni dei lavori di gruppo, suggerendo come la Pastorale d’insieme non ha più la pastorale parrocchiale come riferimento autarchico, ma non può prescindere dalla pastorale di settore. Occorre superare la difficoltà di subordinare la fatica e il lavoro per cui pregare ogni giorno all’impegno della costruzione di una comunione all’interno del clero stesso, affidando all’organizzazione e alla forma giuridica la soluzione del vero problema che invece riguarda il cammino personale del presbitero, senza incorrere nell’errore di una sicurezza tanto elevata da non mettersi in stato di conversione.

Il cardinale Scola ha invitato a trattare con verità i passi fatti e in particolare a riaffermare i principi e la varietà delle forme di autorealizzazione della Chiesa, a condizione che esse siano tutte missionarie e, come richiesto da alcuni punti riportati nei gruppi, con una chiarezza di formazione e di ruoli interni alla comunità, così da favorire una circolarità e comunionalità di cammino da parte di tutti. Il Cardinale ha invitato anche a riflettere sui tanti suggerimenti dati, sia nel rapporto tra Consiglio pastorale e direttivo, sia per quello che riguarda la composizione del direttivo stesso, di cui l’assemblea ha chiesto un “cambio” di denominazione. Si è riproposto anche l’impegno a valorizzare la formazione, la corresponsabilità e la ministerialità dei laici. Accanto all’accoglienza di disponibilità spontanee occorre individuare persone competenti e responsabili sulle quali investire con una continua formazione.

Salutando infine l’assemblea, l’Arcivescovo ha ricordato sia il grande evento della visita di Bartolomeo I (15 e 16 maggio), sia l’incontro con i presbiteri convocati in Duomo il 28 maggio, dove si arriverà con una proposta accolta con semplicità di cuore da tutti e che, con riferimento anche agli altri “cantieri”, esprimerà sicuramente tutto il lavoro svolto finora sfociando nelle iniziative dell’anno prossimo.

Anna MEGLI per Chiesadimilano.it

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Categories : Chiesa di Milano | Decanato


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