PENTECOSTE. ESISTONO ANCORA I CRISTIANI?

Scritto il 12 giugno, 2022

Domenica 5 giugno si è celebrata la festa di Pentecoste, 50 giorni dopo la Pasqua per ricordare la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli radunati con la madonna nel cenacolo. Ho celebrato la santa messa in Artavaggio a mezzogiorno. A quella santa messa hanno partecipato stranamente solo uomini, nemmeno una donna. Bello! Ma non è un bel segno. Se la donna è senza fede e non la trasmette sparisce anche una società equilibrata e benedetta da Dio, non sola la singola famiglia. Se nella terza festa più importante dell’anno dopo il santo Natale e la Pasqua, l donne sono assenti, significa che …

Il miracolo della Pentecoste può essere evidenziato, nei suoi effetti, con l’immagine delle porte che si spalancano. Un’immagine suggerita da un grande scrittore: A. Pronzato. Un gruppo di individui timidi, paurosi, dopo il dono dello Spirito santo, escono dal Cenacolo, escono fuori allo scoperto, affrontando la moltitudine, si impongono all’attenzione, suscitano sconcerto, fanno problema. Tutti escono. La comunità esce e affronta il mondo. Tutto questo non attraverso una decisione propria, ma perché investita da un soffio prepotente. E lo Spirito che catapulta la Chiesa in mezzo alla gente, ossia nel luogo della sua missione. a Milano direbbero: “li ruzza fuori!”.

Credo che oggi dobbiamo recuperare questa dimensione pentecostale. Noi cristiani siamo chiamati a riscoprire il nostro segno caratteristico: quello della pericolosità.

Pericolosità per la quiete altrui, per le false sicurezze, per l’indifferenza, per la sufficienza, per i titoli quotatissimi alla borsa valori della mentalità corrente. Non sono preoccupato per l’attuale crisi della Chiesa, per i ranghi che si assottigliano, per i chiostri che si svuo¬tano, per le defezioni, per la vita cristiana pratica che registra cali paurosi. Ciò di cui ho paura è una vita cristiana insignificante. Che non ha nulla da dire. Non dà fastidio a nessuno. Irrilevante. Incapace di rovinare la digestione e il sonno a qualcuno. Questo avviene nelle piccole comunità, come nelle grandi associazioni, nei mas media e nel mondo dell’informazione televisiva, nel mondo del lavoro come dai rappresentanti politici nella varie istituzioni, dalle amministrazioni alle camere dei deputati e senatori. Dove sono i testimoni della fede? Noi siamo testimoni della fede? Quante mamme sono senza fede, senza ideali cristiani e di conseguenza figli e mariti non conoscono l’amore di Dio!

La prima comunità cristiana aveva imparato bene la lezione di pericolosità del suo Maestro, che venne condotto dinanzi al tribunale del Sinedrio con questa accusa: “Abbiamo le prove che costui getta lo scompiglio tra la gente del nostro popolo”, scrive san Luca. Di fatto, le prime pagine degli Atti degli Apostoli sono fitte di gente che va in prigione, compare dinanzi ai tribunali, colleziona minacce e punizioni esemplari, perde la vita. Eppure continua, imperterrita, a disturbare la quiete pubblica. A chi li accusa, rispondono: “Non possiamo non parlare di quello che abbiamo visto e udito”.

È un esempio per noi. La nostra vita deve diventare contagio per chi ci avvicina. La nostra fede deve essere esemplare, deve essere un virus non un vaccino. Questo immunizza, rende gli altri indifferenti, tanto da non accorgersi nemmeno di noi.

Non credo alle soluzioni di facilità, ai compromessi, alle benevole concessioni, al gioco degli equilibrismi per rimediare ai vuoti o per allettare il cliente e impedirgli di rivolgersi alla concorrenza dell’ateismo. Non credo a un ideale cristiano che riduce le proprie pretese, che sono poi quelle stabilite da Gesù Cristo e concedere agevolazioni per incrementare la quantità e rinfoltire le file.

Credo, invece, a un impegno sempre più responsabile. Credo che, dinanzi ai vuoti, sia necessario rendere ancora più stretta la porta stretta del Vangelo e dire apertamente chi siamo, che cosa vogliamo, che cosa chiediamo, senza attenuare le pretese, anzi sottolineando onestamente il prezzo decisamente salato, che non è alla portata di tutte le tasche, voglio dire di tutti i polmoni e di tutti i cuori. Una vita cristiana addolcita o facilitata, rischia di diventare irrilevante, innocua. Non ha più niente da dire a nessuno. E una bandiera che è diventata un fazzoletto, che può servire, al massimo, come elemento di folklore.

È necessaria una qualificazione, quella del più difficile, perché l’uomo d’oggi è un uomo distratto, disincantato, indifferente, abituato a tutto. Proprio per questo va scosso con una testimonianza che sia particolarmente scandalosa per le sue abitudini.

Se noi ci mimetizziamo, ci nascondiamo nella massa, se perdiamo per strada la nostra specificità, se non ci facciamo largo a colpi di provocazioni evangeliche, come possiamo pretendere di disturbare chi non sente il bisogno di Dio né in questa vita né nell’altra? Forse chiedendogli, timidamente, il permesso di esistere, assicurandogli da parte nostra che saremo ragionevoli, staremo quieti in un angolo, ridurremo il Vangelo a libro di sacrestia, elimineremo dalla nostra esistenza tutto ciò che può recar fastidio, non importuneremo mai nessuno salvo che per qualche raccolta di offerte.

Sono cambiati i tempi di una fede tradizionale come era quella del tempo di Gesù, tutta scontata. Il passato non c’è più. È una scelta personale e possibilmente di famiglia. Il biglietto di ingresso nel mondo d’oggi non lo compriamo con i giochi di equilibrio e con manovre di corridoio. Esigiamo pagando regolarmente il biglietto e sfondando la porta se è necessario, proprio in qualità di guastafeste. Tutti devono sapere che il nostro mestiere è quello di scoc¬ciatori. E a spingerci è lo Spirito Santo. A lui apriamo il cuore e la mente.

Del resto Cristo ci ha detto che dobbiamo essere il sale della terra. E finora nessun insegnante, per quanto dotto, è riuscito a dimostrare che sale si può tradurre con miele. E nemmeno che lievito voglia dire sonnifero. Non ci resta che recuperare l’elementare coraggio di non aver paura. Anche per noi, il segno dell’arrivo dello Spirito Santo può essere indicato in una porta che si apre verso gli altri.

Sui muri della università della Sorbona, nel maggio ‘68, era apparso a grandi lettere questo graffito: “Lo sapevate che esistono dei cristiani?”. Raccogliamo questa provocazione. Una volta ci si affannava a esibire le prove dell’esistenza di Dio. “Esiste Dio?” era la questione fondamentale. Oggi è legittimo chiedersi: esiste il cristiano? E sta a noi fornire le prove e documentare la nostra presenza come hanno fatto gli apostoli nel giorno di Pentecoste. Perché non siano solo parole, cominciamo col togliere il male, il peccato e quanto di negativo portiamo nella nostra vita e ci accorgeremo quanta nuova energia ci dona lo Spirito Santo, sostenuti dalla sua gioia e dalla sua forza.

Don Agostino Briccola

 

 

 

 

 

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