MONSIGNOR DELPINI PRESIEDE LA CELEBRAZIONE DELLA MADONNA DI BIANDINO

Scritto il 13 agosto, 2014

Tradizionale quanto intensa giornata vissuta al santuario della Madonna con la straordinaria partecipazione del vicario generale monsignor Delpini oltre al Decano don Malighetti e don Zanotti. Si è trattato del 178esimo anno di devozione. I valsassinesi ricordavano ancora la micidiale epidemia di tifo petecchiale del 1817, che in alcune località aveva provocato la morte di circa un terzo degli abitanti. La Valsassina ancora esente dal male era inondata da fuggiaschi del Territorio di Lecco e della Brianza. «… anche a Cortabbio, a Moggio, a Cremeno, a Barzio e nella Riviera del Lago il morbo in breve si sviluppò. Il terrore era tale che in alcuni casi furono avviate alla sepoltura persone ancora in vita, almeno così asserisce l’Arrigoni: «Qualcuno si alzò dal cataletto della morte, qualcuno dalla fossa si sollevò, e fu trovato al dimani ai cancelli dei cimiteri… Fu in questo frangente che gli introbiesi salirono a Biandino ad invocare la protezione della Madonna della Neve, facendo voto di ripetere ogni anno la processione di penitenza e ringraziamento se la Vergine avesse esaudito le loro preghiere. A completamento del voto furono costruite anche le 14 cappellette della Via Crucis che fiancheggiano il viale di S. Caterina. Scalzi li piedi – ceneri sul capo Sale per li sentieri – salmodiando Turba di popol – rattristata e in pianto Va verso l’Alpe – che Biandino è detta Fa alla chiesina – venerata e santa Costrutta dagli avi – in quella conca. Morbo mortal – serpeggia pei villaggi Dicon che da lontan – sia qui arrivato Per punir noi – costanti nel peccato. Vergin Maria – che a Biandino stai Guarda la valle – dove morte passa Vedi il dolor – che i nostri cuori squassa. Ti supplichiam – Madre benigna e pia Salva la nostra gente – Tu che il puoi Miserere di noi – siam figli tuoi. Non sarà un capolavoro ma, nella sua commovente semplicità, ci aiuta a comprendere con quale mestizia e con quanta fede i nostri vecchi s’incamminarono per Biandino quel 5 agosto 1836. Da quella data la Beata Vergine della Neve divenne la “Madonna di Biandino”, un titolo che nessun calendario riporta ma che è stampato da generazioni nel cuore della nostra gente. Il voto degli avi è tuttora puntualmente rispettato e, anche se al Santuario non si sale più a piedi scalzi, da 150 anni per gli introbiesi «ol dì de la Madona» (il giorno della Madonna) è il 5 di agosto. (Guido Selva)

Al ritorno sono state cantate le Litanie e il Te Deum. Ha concluso il tutto la Benedizione Eucaristica nella chiesa di Introbio.

Foto Gerri Calvalese

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