Meditazioni dell'Arcivescovo Credo – Chiesa di Milano




Marco Ruffinoni è diacono: “Siate piuttosto perseveranti nell’ascolto della parola…” – La sua prima omelia a Introbio

Scritto il 30 settembre, 2019

Con una solenne cerimonia in Duomo di Milano sabato mattina il seminarista di Introbio Marco Ruffinoni è stato ordinato diacono, ultima tappa prima del sacerdozio che raggiungerà il 13 giugno 2020. “Ricordatevi che non siete voi che dovete parlare e non è su di voi che dovete richiamare l’attenzione. – ha ricordato l’Arcivescovo Delpini ai candidati – Siate piuttosto perseveranti nell’ascolto della parola, perché sia lampada per i vostri passi e non vi lasciate prendere dalla tentazione di inventare un vangelo più attuale, di presentare una immagine di Dio più congeniale alle aspettative del nostro tempo. Siete mandati, perciò non scappate dall’altra parte. La vostra destinazione è là dove gli uomini rischiano di perdersi. […] La città immensa e confusa, la città problematica e distratta, la città delle feste e degli affari, la città malata di vecchiaia e di solitudine, ha bisogno di profeti che si facciano avanti per la missione. Preparatevi. Fatevi avanti, quindi, voi che siete tentati da malavoglia e da timidezza. Andiamo insieme perché il mondo creda. Raccomando la necessità di trasmettere e contagiare all’annuncio del Vangelo.”

Il testo della prima omelia di Marco nella sua Introbio:

La liturgia della Parola di queste domeniche dopo il Martirio di S. Giovanni Battista ci aiuta a porre l’accento sulla figura di Cristo e sulla sua presenza nella Chiesa. In questa V domenica in particolare ci viene presentato il comandamento dell’amore come criterio ultimo della vita cristiana.

Il Vangelo ci presenta il discorso che Gesù pronuncia durante il suo ministero in Galilea davanti ad una moltitudine di discepoli e alla folla venuta dalle città vicine. Gesù ha appena proclamato le Beatitudini e ora offre il criterio di interpretazione di queste beatitudini, quello dell’amore fraterno e dell’amore addirittura per i propri nemici.

L’insegnamento di Gesù non ci propone solo di accontentarci di non fare il male. Non ci chiede neppure di limitarci ad amare coloro che ci vogliono bene, perché questo è facile, quasi scontato, almeno idealmente. L’apice della vita buona, il vertice della vita cristiana è l’amore disinteressato, gratuito, che non spera nulla in cambio. È a immagine dell’amore del Padre, che ci promette “una misura buona, pigiata, colma e traboccantese saremo misericordiosi, come Lui è misericordioso, se saremo generosi verso gli altri come Lui è magnanimo nei nostri confronti. La pagina evangelica suggerisce il disarmo e la dismisura. Sovrabbondanza.

Uno stile di vita così può sembrare impossibile, quantomeno difficile… il rischio è di farne una bandiera, ma nulla di più…

Il Vangelo di oggi ci dice che in realtà il comandamento dell’amore è assolutamente praticabile, perché il Signore Gesù stesso ce ne ha dato l’esempio. Ci dice San Paolo: “Cristo non cercò di piacere a se stesso”, ma ha preso la croce su di sé, e dall’alto di quel trono non ha promesso vendetta. Le sue ultime parole sono state “Padre, perdona loro”. In questo davvero Gesù ha operato un capovolgimento radicale, ma al tempo stesso umile e silenzioso…

Gesù ha saputo amare tutti, anche i propri nemici: gli scribi e i farisei che lo hanno fatto condannare, i romani che hanno materialmente eseguito la crocifissione sbeffeggiando quell’uomo che si proclamava Cristo Salvatore…

Il Vangelo allora è legge per tutti e rivolta a tutti, qui ed ora, anche per lo straniero e l’eunuco, quelli che allora, ma anche oggi, sono gli ultimi, gli indifesi… Per loro anzitutto c’è lo sguardo misericordioso e amoroso di Dio, anche a loro è promesso “un nome più prezioso che figli e figlie, un nome eterno che non sarà mai cancellato”. Per tutti, senza riserve e differenze, Dio ha uno sguardo di amore gratuito, eccezionale, smisurato… e a tutti è chiesto di vivere alla luce di questo dono, non accontentandosi ma vivendo una vita in pienezza, esagerata, smisurata… come pieno, esagerato e smisurato è il dono di Dio per ciascuno di noi.

La liturgia di questa domenica ci invita allora ad una grande conversione, lasciando cadere le maschere della nostra ipocrisia e del nostro cristianesimo comodo, per vivere invece una vita autenticamente rinnovata, una vita capace di amare veramente, come Gesù, benedicendo, amando e perdonando il prossimo, sia quando ci è amico sia quando è distante o nemico. Allora la nostra vita sarà benedetta e sarà benedizione.

Mi rivolgo ai tanti ragazzi e giovani che sono qui presenti per un legame di amicizia nei miei confronti e vogliono condividere con me questo giorno particolare: magari qualcuno si sente distante da Dio, indifferente… addirittura deluso da Dio. L’invito per voi è quello di rimettervi in ricerca, iniziare un cammino alla luce dell’Amore vero, della pienezza che solo Dio può dare… una pienezza che non si può raccontare ma che, speriamo, emerga dalla gioia di questa comunità in festa. Il vangelo non promette mezze misure o riduzioni: promette solo pienezza… e se nel tuo cuore c’è ancora un po’ di diffidenza, l’invito è uno solo: FIDATI E PROVA!

Anche a voi è rivolto l’invito di Isaia, anche a voi è rivolta la benedizione di Dio, l’unico e vero Amore.

“Il Dio della perseveranza e della consolazione [vi] ci conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù”. Amen.

Le foto dell’Ordinazione e della festa della Comunità Pastorale Madonna della neve:

 

 

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