La liturgia dell’Epifania ci propone due pagine di Vangelo: nella Messa della vigilia: la manifestazione…
DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO NELLA FESTIVITÀ DELL’ASCENSIONE DI GESÙ
Scritto il 30 maggio, 2025

Vangelo nella festività dell’Ascensione di Gesù. Perché state a guardare il cielo? Non si può stare con il naso all’in sù, non si attende il ritorno del Signore con il naso all’insù. Bisogna piuttosto abbassare lo sguardo… Per ritrovare i passi compiuti da Gesù, per rintracciare le orme che ha lasciato nel suo camminare in mezzo a noi. Per dedicarci ad uno sguardo sempre più attento e profondo all’umanità di Gesù. Perché l’umanità di Gesù indica la strada, il cammino. L’umanità di Gesù è il primo magistero da ascoltare!!! E ubbidire!
Bisogna abbassare lo sguardo sulla scrittura. Bisogna concentrarsi sul Vangelo, leggerlo, meditarlo, pregarlo, memorizzando parole, frasi, scene. Quando poi ti guardi attorno, vivi la tua vita con i mille impegni che la riempiono, quando guardi a chi incontri e quando allarghi lo sguardo sul mondo, il vangelo affiorerà dal cuore, illuminerà i pensieri e si concretizzerà, nella tua libertà, in gesti e scelte in cui sarà sempre riconoscibile Gesù e l’amore che hai per lui.
Bisogna guardare in basso per incontrare lo sguardo degli altri, perché Gesù è incontrabile più sicuramente negli altri che altrove. A volte si guarda in alto e si rischia di non vedere dove mettiamo i piedi e calpestiamo gli altri, soprattutto i poveri. Quanto c’è di Gesù, del suo Vangelo in tantissime persone! Non ce ne accorgiamo perché stiamo con il naso all’in su, oppure perché affondiamo lo sguardo alla ricerca del Signore solo tra le nubi di incenso..
A volte stare con il naso all’in su è un alibi per non vivere con tenacia e determinazione il nostro compito di essere testimoni di Gesù e del suo Vangelo nel mondo. Ci viene più facile così fare come se Gesù nella sua ascensione non ci avesse detto “ora tocca a voi! Sarete mie testimoni sino ai confini della terra!”
Per non correre il rischio di pensare che Dio non c’è più, ci ha abbandonato.
L’ascensione è l’inizio di un “sottosopra”, quello che chiediamo sempre nella preghiera del Padre nostro…”sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”. Gesù consente a noi piccoli e fragili di essere cielo sulla terra, presenza di Dio nel tempo e nello spazio, visibilità dell’amore del Padre nella concretezza dei nostri sguardi, delle nostre parole e dei nostri gesti.
Vangelo della domenica dopo l’Ascensione di Gesù. Gesù prega per noi. E’ commovente pensarlo in preghiera per noi. Quando lo cerchiamo nel silenzio, nella meditazione o nelle celebrazioni lo raggiungiamo nella sua preghiera per noi. Quando siamo immersi nella quotidianità della vita o in ciò che rende alcuni giorni speciali Lui prega per noi. La sua preghiera è amore immenso che rispetta, anzi esalta, la nostra libertà. Gesù prega e non obbliga, non costringe, quindi ama immensamente.
Il vangelo ci dice che Gesù è con noi mentre cerchiamo di parlare di lui, con le nostre parole e con la nostra vita. Prega per noi, con il desiderio che il nostro amore per la sua Parola ci renda capaci di regalarla ad altri come parola che dà vita. Mi ripeto…E’ commovente pensarlo in preghiera mentre apriamo il vangelo e lo leggiamo perché davvero amiamo la sua Parola e lasciamo che plasmi la nostra vita. E prega perché coloro che attraverso di noi la incontreranno possano diventare discepoli.
Gesù è con noi e prega perché noi, suoi discepoli, riusciamo ad essere una cosa sola così come lui e il Padre lo sono. L’essere una cosa sola è la testimonianza più grande che possiamo dare alla bontà e verità delle nostre parole d’amore. L’unità è necessaria perché possiamo essere credibili quando offriamo parole che abbiano l’inconfondibile profumo di parole d’amore di Gesù. L’unità è necessaria quando con la nostra vita vogliamo proporre scelte di pace vera tra noi, quando diciamo che la nostra identità è essere figli e fratelli. Lui non ha detto e fatto nulla se non in comunione con il Padre. Noi non dovremmo dire e fare nulla se non in comunione con Lui e in unità tra noi.
Gesù prega perché tra noi ci sia vera unità. Prega perchè ci sia vera comunione di vita, di intenti, di pensieri, di sentimenti, di passione, di affetti. L’unità con il Padre gli aveva permesso di “dare” la vita. L’essere una cosa sola è una grande forza! Non è forse quello che si promettono i ragazzi quando si sposano: “Siamo una cosa sola, insieme cammineremo, affronteremo gioie e speranze, pericoli e difficoltà della vita!”? Essere una cosa sola! Certo noi non arriveremo mai a una comunione così profonda, così coinvolgente e intima come quella di Gesù con il Padre. Ma Gesù ritiene l’”essere una cosa sola” una condizione così importante, così decisiva della vita, che la chiede per i discepoli di tutti i tempi e ancora una volta ne fa il segno della loro credibilità: “perché il mondo creda”.
Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo
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