Cosa pensavano i discepoli del regno di Dio? Cosa avevano compreso delle parole di Gesù,…
DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA 4ªDOMENICA DOPO IL MARTIRIO DEL PRECURSORE
Scritto il 20 settembre, 2025

Mi rendo conto di aver avuto un approccio a questa pagina di Vangelo un po’ pessimista. Credo profondamente determinato da ciò che sta accadendo nel mondo. Dalle reali e spaventose possibilità di una grande escalation nei conflitti, nei malesseri sociali, nelle diverse forme di povertà. Che cosa desideriamo che ci sia tra noi e Gesù? cosa desideriamo davvero? C’è qualcosa che ci aspettiamo da lui? Dice che ci donerà l’eternità…ma ci interessa? E’ così faticoso vivere il presente perché così pieno di problemi, di sofferenze, di cose che non capiamo o che ci scandalizzano nel profondo che non riusciamo a spingere il cuore verso un domani diverso. Siamo troppo disincantati, troppo stanchi di vedere il continuo ripetersi degli stessi errori, dello stesso dolore, delle stesse ingiustizie. Abbiamo anche da un po’ rinunciato alla ricerca della felicità e ci siamo anche stancati di rincorrere piccole gioie.
Mi è parso di percepire che oggi noi e Gesù non siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Ciò che ci propone ci suona come secondario rispetto quello che vorremmo lui facesse per noi, e che noi potessimo fare con lui.
Cosa ci succede nel profondo del cuore nel sentirci dire da Gesù che avere a che fare con lui ci permette di avere la vita eterna? Cosa ci succede al suo invito a rimanere con lui e a nutrirci di lui?
Davvero sono parole troppo distanti dal nostro vivere quotidiano?
Non è che invece abbiamo proprio bisogno di parole così? Completamente diverse dalle nostre?
Forse abbiamo bisogno tutti di metterci in una prospettiva diversa rispetto al futuro. Gesù ci chiede di desiderarlo innanzitutto e di desiderarlo come tempo migliore e di preparazione all’eternità. Deve, in un certo senso, essere più importante per noi il futuro rispetto al presente. Se mi concentro sull’oggi sono spinto a pensare alla mia vita, ad avere oggi il meglio per me. La prospettiva dell’eternità ci dispone a vivere in modo diverso tutte le relazioni che costituiscono la nostra vita, sicuramente maggiormente sbilanciati verso il bene di tutti e l’aiuto reciproco per realizzarlo e custodirlo. La prospettiva dell’eternità obiettivamente ridimensiona timori e paure, egoismi, risentimenti, solitudini, superbia e auto referenzialità. Se non ci si chiude nel presente è più facile affrontare qualsiasi cosa “insieme”.
“Insieme” a Gesù. Affidandoci alla sua parola e compiendo le stesse scelte d’amore che lui ha compiuto il nostro futuro si allontanerà sempre di più da prospettive di morte e il tempo che verrà sarà tempo per costruire, per creare, per regalare bene a tutti.
“Insieme” a Gesù che si dona a noi come pane di vita troveremo la forza di mettere in secondo piano la preoccupazione per il “mio” oggi aprendoci alla gioia di impegnarci liberamente nella fatica del costruire con altri “fratelli” il “nostro domani.
Rimanere in Gesù sarà la gioia di rimanere con lui Figli e fratelli e non più orfani, ribelli, e nemici.
Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo
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