Se fosse vero, come i sacerdoti avevano fatto dire dai soldati, che Gesù non era…
DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA SECONDA DOMENICA DI AVVENTO
Scritto il 19 novembre, 2022

C’è una parola che emerge nel Vangelo di oggi: “Razza di vipere”, è quanto grida Giovanni Battista a quei giudei che si avvicinavano al suo battesimo, ma in cuor loro rimanevano immobili nelle loro convinzioni. Questa parola chiede anche a noi docilità sincera e profonda all’invito alla conversione per poter accogliere il Signore. Leggendo attentamente il Vangelo traspare però soprattutto la trepidazione per un compimento gioioso di salvezza. Già lo preannunciava il profeta Baruc: “Guarda a oriente, Gerusalemme, e osserva la gioia che ti viene dal tuo Dio: i tuoi figli, un tempo deportati a Babilonia, ora fanno ritorno esultanti per il tuo Dio”.
Come pure Paolo, citando Isaia, dice: “Spunterà un rampollo di Iesse per governare le nazioni: in lui le nazioni spereranno ”: Iesse è Davide, e Gesù sarà suo discendente.
Il Vangelo ci riporta la predicazione di Giovanni Battista: non è una predicazione fatta secondo la sua idea: in un momento preciso della storia umana, come ci è ricordato con notizie storiche precise, “La parola di Dio venne su Giovanni”: è Dio che entra nella nostra storia.
Anche oggi Dio ci invita a prepararci ad accoglierlo attraverso quanto predicava Giovanni: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”.
Nel brano del profeta Baruc era Dio che spianava la strada per i deportati che facevano ritorno a Gerusalemme, ma qui siamo noi a dover spianare le nostre strade perché il Signore possa giungere a noi: valli colmate e dossi spianati sono l’umiltà invece della superbia e dell’orgoglio, e la sincerità invece della falsità e delle finzioni.
Sono questi atteggiamenti gli ostacoli che ciascuno deve rimuovere se vuole che il Signore possa raggiungerlo e portargli la sua salvezza.
Tolti questo ostacoli, come sono poi belle le istruzioni che Giovanni dà a chi gli domanda cose deve fare: alle folle dice: “Date da mangiare a chi non ne ha”; ai pubblicani (gli esattori delle tasse): “Non esigete più di quanto vi è stato fissato”; ai soldati: “Non maltrattate e non estorcete nulla a nessuno”.
Come a dire che è nelle cose comuni della nostra vita, nei nostri doveri quotidiani che dobbiamo preparare la strada al Signore che viene a noi per portarci la sua salvezza.
Noi fatichiamo a comprenderlo, e continuiamo a cercare la riuscita di noi stessi attraverso il voler prevalere sugli altri e le nostre falsità piccole o grandi, senza accorgerci che sono proprio queste le cose che ci tengono prigionieri e ci tolgono la gioia.
Umiltà e sincerità sono le condizioni per poter accogliere in noi Gesù, perché lui è stato così! e vivere anche noi quella libertà e gioia che costituiscono la sua salvezza.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale
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