Se fosse vero, come i sacerdoti avevano fatto dire dai soldati, che Gesù non era…
DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA PENULTIMA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA DETTA “DELLA DIVINA CLEMENZA”
Scritto il 11 febbraio, 2023

Oggi Gesù ci parla attraverso il processo a una donna adultera, come è descritto nel Vangelo. Sono tre i protagonisti di questa pagina: gli accusatori: scribi e farisei, l’accusata: la donna sorpresa in adulterio, il giudice: Gesù. Gli accusatori, oltre a essere rigorosamente e freddamente legati alla Legge, non sono sinceri perché vogliono mettere alla prova Gesù: sarà obbediente alla Legge o userà misericordia?
E quando Gesù dice: “Chi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei”, tutti se ne vanno a cominciare dai più anziani: già è gravissimo quando un giovane ruba la moglie a un altro, ma quando è un anziano a fare questo è ancora più squallido e grave.
La donna non ha certamente la baldanza di certi imputati che vediamo a volte nei nostri tribunali: è significativo che taccia e non si discolpi.
Forse avrebbe potuto a sua volta accusare qualcuno dei presenti; e invece non dice una parola.
Con il suo silenzio sembra considerare solo la propria colpa e non quella degli altri, neppure come parziale giustificazione della propria.
Alla fine rimane solo la donna con Gesù, l’unico innocente, che un giorno potrà dire ai suoi accusatori: “Chi di voi può accusarmi di peccato?”.
Avrebbe potuto emettere una sentenza di condanna come prescriveva la Legge, e invece dice “Neppure io ti condan-no”, che equivale a dire “Io ti perdono”:
Mettersi al di sopra della Legge e perdonare erano prerogative di Dio: così facendo Gesù si pone alla pari di Dio e ci manifesta i sentimenti di Dio verso di noi.
Nessuno come Dio disapprova il peccato; eppure ha dato perfino il suo unico Figlio perché il peccatore si salvi.
Questo Vangelo è una pagina ricchissima d’insegnamenti anche per noi.
Ne raccogliamo almeno due: ci indica come presentarci davanti al giudizio di Dio, ad esempio quando ci confessiamo, mettendo i nostri peccati prima di quelli degli altri, senza cercare in essi una nostra giustificazione; condannare il peccato, ma desiderare il cambiamento del peccatore. Rimasti soli, chissà se Gesù ha teso la mano a quella donna per rialzarla?
Il Vangelo non lo dice, ma è bello ricordare ancora una volta l’espressione della Liturgia: “Gesù è la mano che il Padre tende a noi peccatori”.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale
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