Se fosse vero, come i sacerdoti avevano fatto dire dai soldati, che Gesù non era…
DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA
Scritto il 23 aprile, 2022

In questa seconda domenica di Pasqua la Liturgia, celebrando la Divina Misericordia, ci invita a leggere il Vangelo alla luce di questo cuore di Dio. Raccogliamo due spunti particolari. Anzitutto Gesù, apparendo la prima volta ai discepoli, augura la pace e dona lo Spirito Santo per il perdono dei peccati.
Pace e perdono dei peccati ci appaiono così come al vertice dei desideri di Dio per la nostra umanità.
Ma pace e peccati sono parole che nel nostro parlare hanno perso il significato che dà a loro Gesù.
Quando parliamo di pace, noi subito pensiamo alle guerre, ma per Gesù anzitutto è la pace della coscienza.
Se ripensiamo alla parabola del Figliol prodigo, quel padre accetta, sia pure forse a malincuore, che quel figlio pretenda la sua eredità e la vada a sperperare abbruttendo se stesso, ma attende fiducioso che ritorni per riaccoglierlo come figlio ravveduto e cambiato.
Così per la nostra povera umanità di oggi: meraviglierebbe se un giorno capissimo che quanto oggi succede di male, a livello personale, familiare, del mondo, della Chiesa, e che abbruttisce tutti e tutto, addirittura che distrugge, Dio ce lo lascia compiere perché rispetta la nostra libertà e perché, abbruttiti e pentiti, torniamo a lui con tutto il cuore? Non per rinfacciarci: “Hai visto?”, ma per riaccoglierci come figli ritrovati.
Se il peccato è lontananza da Dio, sciupio di ogni cosa bella a partire dalla nostra stessa persona, prepotenza, rottura di ogni comunione e armonia, allora il perdono è l’espressione
più grande della Divina Misericordia.
Ma la Misericordia Divina si manifesta anche con la condi-scendenza avuta verso il discepolo Tommaso e la sua e nostra fatica del credere in Gesù.
Abbiamo contemplato Gesù sulla croce: in Lui si è reso visibile l’amore del Padre per noi.
Lo abbiamo contemplato risorto dopo aver attraversato la passione e la morte con assoluta fiducia nella bontà della volontà del Padre e ci ha detto: “Chi vuol venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua”.
Credere in Gesù, figlio di Dio e rivelatore del Padre, non è una semplice o insignificante o retrograda scelta religiosa, ma è riconoscere che questa nostra vita e questo nostro mondo sono accompagnati, nel loro travaglio, dalla misericordia di Dio, che attende che torniamo a Lui, fonte del vero Amore.
L’evangelista Giovanni ci ricorda l’importanza decisiva di questa credere in Gesù quando dice: “Perché credendo abbiate in voi la vita”.
Capiamo la verità di queste parole quando riusciamo a dire con consapevolezza davanti a Gesù: “Tu sei il segno della misericordia del Padre”, “Tu sei la nostra speranza”.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale
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