DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA 6ª DOMENICA DOPO PASQUA

Scritto il 8 maggio, 2021

Oggi non è difficile cogliere il filo conduttore che lega fra loro le tre letture della Liturgia: è la testimonianza. Raccogliamo tre considerazioni. Anzitutto la testimonianza di Paolo ci ricorda l’annuncio essenziale della fede cristiana: la morte e la risurrezione di Gesù.

Non è una dottrina quella che Paolo annuncia, ma un fatto, un avvenimento: il Figlio di Dio è entrato nella nostra storia per farsi carico del nostro male: con confusione possiamo caricare sulle sue spalle i nostri peccati, e con riconoscenza riceverne perdono, pace e vita nuova.
Nel Vangelo, la testimonianza ci appare come il frutto della comunione che lega il Padre, Gesù e i discepoli: è lo Spirito Santo, dono di Gesù e del Padre.

A superare la sensazione che si tratti di una cosa astratta può aiutarci il paragone portato da Gesù: “Io sono la vite, voi i tralci”: la stessa linfa che, nel paragone di Gesù, scorre dalla vita ai tralci, nel rapporto reale fra Gesù e noi è lo Spirito Santo.

È questo, dice Gesù, che ci rende suoi amici, figli di Dio, non servi.

Non si può dunque essere testimoni se prima non si vive questa relazione profonda con Gesù; senza questa non si è testimoni ma si è mestieranti: anche se si è preti, catechisti, genitori.
Infine Gesù dice: “Vi dico queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi”; prima aveva detto: “Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”.

Traspare qui il riferimento alle incomprensioni, al rifiuto, perfino alle persecuzioni cui andranno incontro i suoi discepoli nel rendergli testimonianza.

Gesù non ci assicura una vita facile se accettiamo di essere suoi testimoni: sperimentiamo ogni giorno la concretezza di queste sue parole nelle derisioni perfino nelle famiglie, nelle discriminazioni sociali, nelle guerre di religione e nelle persecuzioni.
Però non dimentichiamo la sua promessa: “nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”.

Ci può incoraggiare anche un pensiero molto stimolante del nostro Arcivescovo: “Siamo debitori verso il mondo di questo annuncio di speranza e di gioia”.

Don Gabriele
Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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