DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA 4ª SETTIMANA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI

Scritto il 21 settembre, 2019

L’abitudine a celebrare l’Eucaristia e a ricevere la Comunione rischia di non farci percepire l’enorme portata delle parole di Gesù nel Vangelo di oggi. Lo avevano ben capito i Giudei che si misero a discutere aspramente fra loro su ciò che Gesù diceva.
E la conclusone sarà che molti, da quel momento, non seguiranno più Gesù.

Riflettiamo su due aspetti che possiamo esprimere con due domande.

La prima: cos’ha di tanto grande l’Eucaristia da essere fonte di vita, addirittura di vita eterna, per chi la riceve?
Per comprenderlo dobbiamo risalire alle parole della consacrazione nella S.Messa che originano l’Eucaristia: quelle parole ci fanno comprendere che l’Eucaristia è il segno voluto da Gesù stesso per esprimere il dono della sua vita per noi.
L’Eucaristia non è solo il segno della presenza reale di Gesù (Gesù ha detto: “Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”), ma Gesù vi è presente nell’atto di donare la sua vita per noi e per tutti.

Se tutto questo è vero, allora non c’è amore più grande:
• lì c’è tutta la misericordia di Dio per noi e ci è offerto il perdono,
• lì troviamo l’innocente che liberamente si offre per riscattarci da ogni nostra ingiustizia,
• lì troviamo le braccia aperte di Gesù sulla Croce per dire l’apertura del suo cuore ad accoglierci per ricomporre ogni comunione con Dio e fra noi e donarci la sua pace.

Ma perché il dono non vada sprecato, alla sua grandezza deve corrispondere l’atteggiamento di chi lo riceve.
La seconda domanda è allora: come deve essere questo nostro mangiare l’Eucaristia?
Sembra che a suggerire la risposta non sia la strada giusta; occorre che ciascuno cerchi in se stesso la risposta a partire da ciò che l’Eucaristia è.

Solo così possono fiorire quegli atteggiamenti adeguati quando riceviamo da Gesù il dono dell’Eucaristia.
Si può solo suggerire che forse abbiamo bisogno di più silenzio che è sì di parole ma specialmente di silenzio interiore, indispensabile per capire.

E cominciamo a capire quando davanti a Gesù, alla sua vita, ai suoi sentimenti, alla sua parola, le parole della nostra presunzione tacciono.

Don Gabriele vicario parrocchiale

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