Ci avviciniamo con umiltà a questo mistero del dono dello Spirito cercando sì di usare…
DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELL’ 8ª DOMENICA DOPO PENTECOSTE
Scritto il 30 luglio, 2022

Il Vangelo di oggi nasce da un proposito di inganno: “Tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo”. Fu così che farisei ed erodiani chiesero a Gesù se fosse lecito o no pagare il tributo ai dominatori romani. Sembrava che a quella domanda non ci fosse via di scampo: se Gesù avesse risposto “sì” si sarebbe messo contro il popolo che sentiva come umiliante dover pagare quel tributo; se avesse risposto “no” si sarebbe messo dalla parte degli agitatori politici e quindi contro Roma.
Gesù sfugge all’insidia della domanda e risponde con una sentenza chiara, non ambigua: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.
A Pilato che gli chiedeva “Tu sei re?”, Gesù rispondeva “Sì, ma il mio regno non è di questo mondo”; e all’uomo che gli chiedeva di intervenire con suo fratello nel dividere l’eredità Gesù rispondeva “Chi mi ha costituito giudice in queste cose?”.
Gesù è venuto anzitutto per annunziare e portare in mezzo a noi il Regno di Dio: per lui c’è un “oltre” alle questioni economiche, politiche, materiali di questa vita: arriverà a dire “a chi vuole toglierti la tunica, tu cedi anche il mantello”.
E’ una fuga dalla realtà o esprime il desiderio più profondo, anche se assopito, che abbiamo nel cuore?
Quando proclamerà “beati i poveri, chi piange, chi lavora per la giustizia e per la pace”, è come se Gesù prendesse per mano gli ultimi fra noi e li facesse entrare per primi nel suo Regno: è bello questo, o siamo ancora lì a litigare per chi è venuto prima, per le nostre eredità, ecc.?
La vita terrena con tutti i suoi problemi è una realtà talmente concreta per Gesù che dirà a chi lo vuol seguire “quello che hai fatto ai tuoi fratelli l’hai fatto a me”.
Questa attenzione alla realtà terrena c’è anche nella risposta di oggi di Gesù quando dice “Date a Cesare quel che è di Cesare”.
Con queste parole Gesù ci chiede di essere cittadini onesti, giusti e rispettosi anche nell’ordine civile in cui viviamo.
A Cesare non va dato solo il tributo delle tasse, ma anche una partecipazione attiva, responsabile, critica e costruttiva, alla vita politica, a partire dalle piccole realtà in cui viviamo, avendo cura del bene pubblico perché è di tutti.
Non ci meraviglia che Gesù chieda di dare a Dio quel che è di Dio; ma Gesù ci chiede anche di dare a Cesare quel che è di Cesare.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale
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