Per l’approfondimento:

Caino e Abele sono i primi due fratelli della storia umana, secondo il cap. 4° della Genesi, ma lo sono non in senso cronologico, lo sono nel senso più profondo che ciascuno di noi è Abele e Caino al tempo stesso. Anche questo è un racconto, come già quello di Adamo e di Eva, un racconto metastorico, per cui non lo leggiamo con la curiosità di chi cerca la coerenza dei particolari, Abele viene presentato come fratello di Caino e la parola “fratello” è ripetuta ben sette volte lungo il racconto. L’autore pone al centro la fraternità. Come Adamo ed Eva sono prototipi della umanità, così Caino ed Abele lo sono della fraternità, gli uomini cioè sono tra loro fratelli. La fraternità, ridotta esemplarmente a due persone, introduce la differenziazione: differenza di cultura, di culto, di carattere … Cosa succede a questi due fratelli? Se in Adamo ed Eva il peccato era visto nel rapporto dell’uomo con se stesso, come rifiuto della propria creaturalità, come sogno di onnipotenza, qui è colto nel suo versante

sociale, nel rapporto dell’uomo di fronte al fratello in quanto altro, vicino e lontano, simile e diverso. La non accettazione della diversità dell’altro porta alla sua soppressione.

L’omicidio – espresso in poche parole, neppure un versetto – nasce dall’uomo che non vede l’altro come fratello, ma come nemico, antagonista. Anche in questa pagina, come già in Genesi 3, la posizione centrale è occupata dalla domanda di Dio: dov’è Abele tuo fratello?

Per maggiori info –> https://www.chiesadimilano.it/ufficioperlapastoralemissionaria/news/in-cammino-verso-il-futuro-3983.html

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