3a VIA CRUCIS DIOCESANA: Scola a Sesto San Giovanni: «Costruire vita buona, chiedendo perdono. Questo chiede la Croce»

Scritto il 18 marzo, 2017

Il cardinale Scola ha guidato, per le vie di Sesto San Giovanni, la Via Crucis per la Zona pastorale VII. Oltre 3000 fedeli hanno seguito la Croce di San Carlo e il Santo chiodo. «Questa Via Crucis ci impone la cura e la riconciliazione»

Le parole del cardinale Scola risuonano, in una sera battuta dal vento, tra le 3000 persone che, seguendo la Croce di San Carlo e il santo chiodo, hanno camminato, pregato, riflettuto in silenzio nella Via crucis che si svolge a Sesto San Giovanni, per la Zona pastorale VII.
Tanti i religiosi e le suore presenti, i giovani, gli Scuouts, gli operatori degli ospedali cittadini, i volontari delle Associazioni, tra cui, in forze, quelli dell’Oftal e Unitalsi, ma anche della Caritas e San Vincenzo. Non mancano il sindaco Monica Chittò, le autorità civili e militari e il Gonfalone della Città con la Medaglia d’oro di cui Sesto fu insignita per la Resistenza.

Attraverso tre soste – presso lo Spazio Arte-Centro Civico “Libero Biagi”, in piazza della Repubblica e davanti alla sede delle Fondazioni “Per la Storia dell’Età Contemporanea” e “Comunitaria nord Milano” –, si arriva sul sagrato della prepositurale di Santo Stefano.
«Questa Via Crucis gode di un grande privilegio, perché la Croce che abbiamo portato è quella di san Carlo che contiene il Santo chiodo, la reliquia più venerata di tutto il Duomo e non solo. Santo chiodo che san Carlo portò a piedi nudi nel 1576 per le strade di Milano, onde far penitenza e guadagnare la soluzione della terribile peste, invocando dal Crocifisso la guarigione della città colpita mortalmente»
«Battersi il petto significa, per ognuno, lasciare che il chiodo della misericordia giunga fino al profondo del nostro cuore così che si possa dire “Signore pietà, perdona i nostri peccati”».

Di fronte al peccato che «scava tra Dio e noi un abisso, del quale non ci rendiamo nemmeno conto», l’invito è a pensare al sacramento della Riconciliazione, attraverso figure esemplari come la Serva di Dio Leonella Sgorbati, la missionaria della Consolata, che crebbe e maturò la sua vocazione a Sesto San Giovanni e che fu uccisa in Somalia il 17 settembre 2006.

Dal titolo complessivo della Via Crucis zonale, “Si è addossato i nostri dolori” e nel richiamo alle tante piaghe e sofferenze di oggi delineate dalle parole di papa Francesco lette durante la processione, giunge una seconda consegna: «Pensiamo alla stanca e affaticata Europa e a queste piaghe sociali e geopolitiche che, oggi, rischiano di far dimenticare totalmente Dio.

Poi, un «ultimo e terzo passo da sostenere», l’amore per Sesto e per tutte le città di questa Zona affascinante e delicata. La grande Sesto San Giovanni del passato, punto di riferimento del Movimento operaio e per tanta Italia, luogo di dialettiche e di contrasti in nome dell’ideologia è, forse, finito, ma cosa stiamo mettendo al suo posto?

Questo, il messaggio che la Santa Croce offre «e sono certo – conclude il Cardinale – che lo faremo nostro nei giorni prossimi aspettando il grande dono della visita del Santo Padre da cui attendiamo conferma nella fede e nell’amore. Sotto la croce, Maria stava salda, in piedi, anche se la spada del dolore le aveva trafitto il cuore: guardiamo a Lei e mettiamo ai suoi piedi i dolori, le fatiche, i peccati, la ristrettezza del nostro amore, ma anche gioie e le cose buone.

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