Quaresima 2015: Scola: «La condivisione che viene dallo stare attorno alla croce»

Scritto il 12 marzo, 2015

Seconda Via Crucis presieduta dall’Arcivescovo in Duomo, con le stazioni IV, V, VI e VII. L’invito del Cardinale ad affrontare il tempo quaresimale con penitenza, preghiera, astinenza, digiuno e carit.

«Occorre domandare la grazia di ascoltare il grido silenzioso dei nostri fratelli, di non essere superficiali nei confronti del tanto dolore che ci circonda». Prima, con la sempre bella e suggestiva elevazione musicale, poi, durante il rito, con l’ascolto della Parola di Dio e delle testimonianze, migliaia di fedeli – tra cui quelli della Zona pastorale I (Milano), gli appartenenti ad Azione Cattolica, Apostolato della preghiera, Comunità di Sant’Egidio e Cellule parrocchiali per l’Evangelizzazione, cui si aggiungono i membri del Distretto 2050 del Rotary – entrano nel cuore dell’Innocente che testimonia con il dolore «la sua fedele, indistruttibile amicizia con ogni uomo».

«Partecipando alla preziosissima pratica della Via Crucis siamo inseriti nell’attrazione che è attrattiva, percorrendo un tratto della Via Dolorosa in cui Gesù incontra uomini e donne», dice subito il Cardinale che ha portato la Croce all’ultima Stazione fino sull’Altare maggiore della Cattedrale. È, d’altra parte, la stessa icona artistica scelta per la serata – Il bacio di Giuda della Bottega di Francesco del Cairo, magnifico olio su tela della metà del Seicento -, a dire tale paradosso in modo violento nel drammatico l’abbandono di Cristo a Giuda e al suo tradimento.

Come Maria, come le donne fonte della tenerezza delicata, «sempre di fronte allo straziante “spettacolo” del dolore alziamo in mille modi questo grido e purtroppo la cronaca di questi tempi ce ne dà motivo, con tante guerre, tanto terrorismo, violenza, emarginazione. sottolinea l’Arcivescovo. «Ecco allora, l’importanza di esporre il nostro bisogno e di aprirci al bisogno dell’altro, nelle forme che anche la nostra Chiesa mette a disposizione», con quella «condivisione che viene dallo stare attorno alla croce». L’obbedienza, così intesa, è la suprema attività dell’amore; l’obbediente è un “io” teso al a fare spazio al “tu”.

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Leggi l’Omelia del Cardinale Scola 2 Via Crucis card Scola – 10 marzo 2015

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