Meditazioni dell'Arcivescovo Credo – Chiesa di Milano




Dalla Facoltà teologica una offerta di luce per i Pastori della Chiesa – L’omelia di Delpini

Scritto il 19 ottobre, 2017

Inaugurazione dell’anno accademico con la lectio del Vescovo di Novara Brambilla e l’intervento dell’Arcivescovo, che poi ha presieduto la celebrazione eucaristica in San Simpliciano: pubblichiamo la sua omelia

Le istanze pastorali della Chiesa di oggi e il compito della teologia, titolo della Lectio magistralis di monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e già preside della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, potrebbero essere insieme l’immagine e la sintesi dell’inaugurazione dell’Anno accademico della stessa Facoltà. Un’opportunità ancora oggi storica per mantenere «concentrata l’attenzione sulla figura testimoniale della Chiesa e sul cristiano come la sfida più radicale che la proposta avanzata da papa Francesco restituisce alla Chiesa e alla teologia».

La Celebrazione Eucaristica in San Simpliciano

Se la gioia, quindi, è la parola-chiave del momento accademico, la città inospitale e l’annuncio del Regno di Dio lo sono nella Celebrazione Eucaristica che l’Arcivescovo presiede nella basilica di San Simpliciano, contigua alla Facoltà.
Concelebrata da oltre 20 sacerdoti, tra cui i vescovi Brambilla e Martinelli, la Messa è così anche il modo migliore per riflettere, a partire dal Vangelo di Luca al capitolo 10, relativo alla Missione dei discepoli, sul ruolo dei teologi e della scuola che li forma.
«Gli inviati per annunciare il Regno di Dio incontrano porte chiuse e persone indisponibili. La presunzione rende impermeabili alla parola che annuncia che la salvezza è un dono e viene da altrove».

E, forse, si è sordi anche perché l’annuncio del Signore può essere “scomodo”, perché chiama alla conversione dei cuori.
Sembra, allora, di toccarla con mano la Milano che, proprio qui, nel cuore della movida di Brera che già si sta animando fuori dalla Basilica, non vuole sentire la parola «che inquieta, che contesta la città mercato dove si vive per vendere e per comprare; contesta la città, paese dei balocchi dove si vive per divertirsi, contesta la città disperata, dove si vive come condannati a morte, contesta la città armata, dove si vive nella paura degli invasori e l’ossessione di difendere il proprio privato isola le persone nel sospetto e nell’egoismo».

Quella città che può essere – e molto spesso lo è – inospitale anche per studiosi e studenti di teologia che vivono l’esperienza «dell’essere respinti, di essere superflui, di essere una presenza più sopportata che desiderata».

Laddove la tentazione di fronte a tutto questo, è quella di omologarsi, di piacere al mondo, di mascherarsi, di non essere impopolare, è proprio in un tale contesto, suggerisce l’Arcivescovo, che nasce la scelta cruciale: annunciare o non annunciare.

«C’è la tentazione di sviluppare un pensiero teologico, un discorso che eviti accuratamente di essere impopolare…».

Link articolo completo

L’omelia dell’Arcivescovo –> ftis-la-citta-inospitale

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